Oggi sarebbe stato il giorno più atteso dal momento della diramazione dei gironi, quando al girone I di serie D – quello granata – fu assegnato il Palermo appena fallito e ripartente dai dilettanti. Oggi, insomma, sarebbe stato il giorno di Acireale-Palermo, probabilmente con un Tupparello stracolmo e con 11 belve in maglia granata col fuoco dentro per regalare un impresa ai propri tifosi. E se a quest’ora avremmo già saputo come sarebbe andata, purtroppo la situazione odierna non ci permette nemmeno di sapere cosa ne sarà della serie D. Il presidente della LND, Cosimo Sibilia, nei giorni scorsi si è più volte espresso in merito, annunciando come l’idea sia quella di adeguarsi alle altre leghe, in modo da riuscire a mantenere quella catena trainante che di fatto lega le varie categorie attraverso il meccanismo promozioni/retrocessioni. Ebbene, qui il primo punto di svolta, perché il consiglio di Lega Pro ha deciso di optare per lo stop definitivo del campionato di C, garantendo la promozione in B delle prime di ogni girone, più una quarta da scegliere attraverso un meccanismo ancora da stabilire, ma bloccando retrocessioni e ripescaggi dalla D. Il tutto, però, in aggiunta al blocco promozioni dal campionato di D.
Allo scenario che sembra profilarsi nelle terza serie italiana, ha replicato proprio il presidente della LND Sibilia, il quale avrebbe auspicato che una decisione simile fosse maturata dopo un confronto al tavolo con la FIGC. Ma soprattutto, ha ribadito fortemente il presidente, non sarà approvata dalla LND alcuna proposta che penalizzerebbe il mondo del dilettantismo, come di fatto la suddetta ipotesi. Da capire se tale decisione verrà poi confermata nei prossimi giorni, ma sembra profilarsi una vera e propria spaccatura nel mondo del calcio, anche in momenti come questi dove coerenza e coesione avrebbero dovuto padroneggiare sugli interessi personali.
Nel frattempo, cosa ne sarà della D? E cosa ne sarà di tutti i campionati inferiori? Se la serie A prova già ad ideare una ripartenza con un protocollo sicurezza che permetta ai tesserati di riprendere l’attività agonistica senza rischi sanitari, difficile prevedere una simile situazione nei campionati dilettantistici. A dire il vero, anche in alcuni settori del professionismo. La C chiede l’annullamento definitivo per evitare un tracollo finanziario che porterebbe al fallimento circa il 30% delle società, ma è chiaro come al di là dell’aspetto economico anche quello sanitario abbia avuto un ruolo di prim’ordine per giungere ad intraprendere questa strada. Le società di C hanno strutture adatte per riprendere l’attività agonistica in sicurezza? Non c’è dato saperlo, ma è molto più probabile che così non sia. E allora come ipotizzare di poter ripartire con la D? Da un punto di vista sanitario non è certo ipotizzabile che società dilettantistiche possano tenere sotto controllo i propri tesserati con esami di routine come nel caso del grande calcio, ma soprattutto nemmeno da un punto di vista strutturale è immaginabile un’attività svolta in piena sicurezza. Il presidente Sibilia vorrebbe che fosse il campo a stabilire i verdetti, ma forse per poter far ciò l’unica ipotesi – analizzando possibilità e strutture del calcio dilettantistico – sarebbe quella di ripartire quando la situazione Covid-19 sarà definitivamente sotto controllo a livello nazionale. Quando? Non c’è dato sapere.
Giorgio Cavallaro