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Cristalli di Ivan Castrogiovanni

Vi trasporto di peso nella sala di redazione del quotidiano “Notizie dal mare” di Brighton, fiorente città dell’Inghilterra (Sussex), una delle più belle residenze del Regno Unito, a soli 80 km. dalla capitale e con 158.600 abitanti. Checché ne dicano gli opuscoli turistici il cielo di questa città è nuvoloso dalla mattina alla sera e i quotidiani letti di pomeriggiio fanno male agli occhi per le loro pallide pagine.
I giornalisti sono riuniti in una stanza di zinco e pannelli di plastica grigia illuminati da un tetto di perimetri quadrati al neon. Tutti fumano attorno al capo redattore che fa il punto sugli avvenimenti del giorno e chiede a ognuno se ha fatto press’a poco come dice lui – eh, Cocoo, hai fatto proprio così? – No, non mi piace quel “i rivoluzionari sono riusciti, non molto dopo, a respingere i centosessanta agenti”: i rivoluzionari non sono riusciti a fare un corno,Cocoo! –
Ancora il capo redattore si rivolge all’anziano giornalista Maro e lo invita a consegnargli entro mezzanotte un buon articolo sulla guerra in Cambogia con particolare riferimento ai fatti dell’università di Kent, nell’ Ohio, che le telescriventi hanno spiattellato or ora: 4 studenti uccisi dalla Guardia Nazionale nel corso di una violenta manifestazione: protestavano contro Nixon e la sua criminale decisione di continuare le azioni in Cambogia. Maro ha il compito (lo fa da tanti anni) di giustificare l’eccidio operato dalla Guardia Nazionale, anzi di minimizzare l’accaduto e di appoggiare il Presidente degli Stati Uniti d’America.
Maro va subito nella sua stanza di zinco e plastica portando con sé il giovane Pite.
Accesa la lampada bianca sul tavolo di lamiera affonda le mani in un ammasso di carte in penombra sulla destra del tavolo, e a un tratto sente che il Nero di China gli si è rovesciato nelle mani, anzi la boccetta gli si è infilata in un dito, e l’inchiostro corre tra l’avambraccio e la camicia. Pite guarda con le mani incrociate sul dorso, la pancia in fuori, la bocca aperta, gli occhiali dorati sulla punta del naso e gli occhi trasognati.
Guarda Maro che porta le mani sotto la lampada bianca e si innervosisce al gocciolìo denso dell’inchiostro sui fogli bianchi al centro del tavolo. Pite non si smuove assolutamente dalla sua posizione e Maro si avvia al lavandino facendo tanti sforzi per alzare le maniche della giacca e non macchiarla così mentre si laverà.
Maro, lavatosi, ritorna al tavolo e scrive con una penna a feltro viola su un foglio bianco : “Università di Kent, Ohio : 4 studenti che protestavano per l’intervento attuato da Nixon in Cambogia UCCISI dalla Gurdia Nazionale”. Scritto a grosse lettere (specie l’UCCISI) il foglio viene attaccato con una puntina da disegno su un paravento di legno vicino al lavandino, nella penombra, e Maro osserva allibito come spiccano bene quelle parole sul fondo bianco.
Al primo foglio segue inconsciamente un altro: “La protesta degli studenti dell’ Università di Kent, nell’Ohio, è stata così vibrata da indurre Nixon a reprimerla. La Guardia Nazionale infatti ha aperto il fuoco all’impazzata uccidendo 4 studenti. Essi protestavano per la guerra in Cambogia”. Anche questo foglio viene allineato accanto al primo sul paravento che sta di fronte alla porta della stanza di Maro. Maro scrive ancora quasi divertito: “4 studenti ( Università di Kent, Ohio) sono stati uccisi dalla Guardia Nazionale di Nixon intervenuta a domare la protesta violenta che essi esprimevano per la guerra di Nixon in Cambogia”.
Segue un altro cartello suggerito da Pite: “ NIXON ha ucciso con l’ausilio della Guardia Nazionale 4 studenti dell’Università di Kent, Ohio, e poi ha invitato alla televisione gli studenti americani a protestare pacificamente”.
Maro passa una penna a feltro a Pite e entrambi iniziano un nuovo foglio ciascuno.
Proviamo a osservare i due sotto la lampada bianca dietro una lente che rimpicciolisce le immagini: non si sente quello che essi dicono, non si sente il frusciare delle penne a feltro, le loro teste sono oblunghe e seguono i contorni della nostra lente.
Una luce oleosa si spande per la lente: è il capo redattore che ha aperto la porta, che entra seguito da una figura nera e panciuta. Il capo redattore scivola vicino al tavolo, ride a Maro e a Pite, poi non ride più, alza le braccia, scivola al paravento (l’ombra nera è immobile, ma la sua grossa faccia è illuminata, faccia pasciuta) ritorna presso il tavolo, sferra un pugno in direzione della faccia di Maro, colpisce la lampada bianca che si spegne. Tutto rimane illuminato a malapena dal vano della porta socchiusa da cui è scivolato dentro il capo redattore seguito dalla figura nera. Poi c’è uno sparo, un altro.
Maro e Pite giacciono morti ai piedi del capo redattore infuriato.
Sono le 24,15. Sul tavolo, vicino a una montagna di foglietti appallottolati gli ultimi due scritti prima della morte.
Quello di Maro: “Chi protesta per la guerra in Cambogia verrà ferito e possibilmente ucciso. Nixon”.
Quello di Pite: “La mia Guardia Nazionale uccide chi protesta per la nostra guerra in Cambogia. Nixon”.

Ivan Castrogiovanni

(su Telesud, periodico acese, 22 giugno 1970)

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