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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Gulli e Pennisi tra possibile accorpamento e tradizione. Intervista all’arch. Ivan Castrogiovanni

ACIREALE – Si diffonde la voce di un possibile accorpamento del Liceo Classico “Gulli e Pennisi” e in città si apre un dibattito tra fautori del mantenimento dell’autonomia da parte del Liceo Classico acese e chi, invece, cosidera questa possibilità come un fatto “normale” dopo le varie riforme che ha subito la scuola italiana.

Abbiamo intervistato Ivan Castrogiovanni architetto ed ex alunno del Gulli e Pennisi.

L’INTERVISTA

mAd –  Architetto Castrogiovanni come si spiega questa levata di scudi a difesa dell’autonomia del Gulli e Pennisi. Abbiamo letto anche la richiesta del sindaco di Acireale in una lettera aperta all’assessorato regionale. Come si spiega tanto clamore?

Ivan Castrogiovanni:  “La protesta viene, purtroppo, solo da alcuni limitatissimi settori , ( qualche ex alunno, il già preside Alfonso Sciacca, sei consiglieri comunali, il sindaco per dovere civico) che ne fanno una questione di prestigio e di “autonomia”. Per quanto riguarda il prestigio, questo si guadagna sul campo e in minima parte dalla tradizione, che conta ben poco se non si conseguono traguardi in linea coi tempi. L’autonomia è questione molto più spinosa, ed è proprio questa che si presta a artificiosi fraintendimenti. Le ultime leggi (la “buona scuola”, innanzitutto) esaltano la cosidetta autonomia (vedere ad es. ” l’organico dell’autonomia”, che azzera l’esperienza e la cultura dei docenti) quando le scelte di ogni singola scuola sono pur sempre legate al budget economico fornito dal Ministero, salvo a  escogitare stratagemmi e incentivare furbizie nei singoli docenti per prendere al volo qualche finanziamento proveniente (senza rigorosi controlli sui risultati e senza piani strategici di crescita) dall’Europa. Quindi, c’è una contraddizione interna allo stesso Governo, che da un lato (anche per fare sostanziosi regali ai dirigenti scolastici in relazione ai supposti nuovi carichi di lavoro)  disegna una improbabile autonomia, dall’altro è costretto a procedere a economie strutturali che nulla hanno a che fare  con la scientificità che ogni scuola (dall’istituto professionale agrario, al  tecnico per geometri, al classico) dovrebbe perseguire nel suo piano di lavoro, da sviluppare  in totale serenità. Un esempio deleterio di questa contraddizione è il liceo classico: per citare solo qualche ‘perla’, il Governo aveva avviato una sperimentazione nel 2000 che introdusse la Storia dell’arte anche al ginnasio: dopo dieci anni, con frettolosa procedura che non ha riscontro nella storia della scuola italiana, lo stesso si rimangiò tutto, annullò la sperimentazione. E l’alternanza scuola-lavoro? Per quanto non mi faccia per niente simpatia, ho sentito iersera il presidente del Senato, Pietro Grasso, affermare che essa crea caos nella scuola e andrebbe fortemente riformata. Chi ne soffre è la formazione degli allievi, che sentono  ripetersi, ormai stancamente, dai professori che il classico è scuola d’eccellenza, che la formazione del classico è speciale per via dello studio del greco e del latino, che esso (magari te lo dicono obliquamente) prepara i migliori quadri dirigenti della società…. Bisognerebbe smetterla con questi luoghi comunissimi: il classico, per colpa dei governi, esprime sempre meno una sua specializzazione, consistente nello studio scientifico del greco e del latino per fare dei suoi allievi degli specialisti di linguistica antica che trovino spazio (al di là delle libere scelte individuali) in archeologia, nei Beni culturali, etc. Al classico, invece, si studiano  sempre meno i documenti, le epigrafi, etc. Per non parlare dell’attività di laboratorio (chimica, fisica, tecniche di restituzione informatiche) per cui gli allievi sono costretti, dopo o durante gli esami di maturità, a pagare lezioni ai privati per la cosidetta preparazione ai test di accesso all’università. Questo è il vero motivo pr cui il classico arretra e la levata di scudi non serve a niente. Bisogna porre mano a una profonda trasformazione del sistema scolastico. Ho tenuto nel 2013 a Zafferana, assieme a una sindacalista della CGIL-scuola e a alcuni studenti, una conferenza nella quale ho teorizzato la fine di questo tipo di scuola basato su un’impossibile assunzione di spesa e di responsabilità da parte dello Stato, e l’introduzione, a livello strutturale, della creazione di scuole  nel territorio gestite da gruppi di docenti e altri operatori, contrattate a livello di edilizia e di spese didattiche con lo Stato, e piani di studio liberi che permettano a uno studente che vuole specializzarsi in agricoltura o in arte o in processi industriali di studiare, se vuole, anche il latino, o il greco o la filosofia . Al raggiungimento di  congrui crediti formativi, lo studente accede a studi universitari”.

mAd – E’ davvero così vero che il Gulli e Pennisi ha formato nei decenni la classe dirigente della città?

Ivan Castrogiovanni:  “Il Gulli e Pennisi  ha formato in passato la cosiddetta classe dirigente della città per la quasi totale assenza di altri indirizzi scolastici (mi riferisco al primo Novecento). Non credo che di questo si possa menare eccessivo vanto”.

mAd – Non è normale che se si perdono iscritti allora diventa necessario l’accorpamento?

Ivan Castrogiovanni:  “Naturalmente, secondo  le manovre economiche di risparmio l’accorpamento è inevitabile”.

mAd – Perchè si dovrebbe preferire l’accorpamento con il Liceo Scientifico e ritenere inaccettabile quello eventuale con il liceo Artistico?

Ivan Castrogiovanni:  “Non vedo alcuna ragione per accorpare il Classico preferibilmente allo Scientifico e non all’Artistico”.

mAd –  Architetto Castrogiovanni lei non crede che in tutto questo clamore ci sia un certo atteggiamento autoreferenziale?

Ivan Castrogiovanni:  “Certo. Nonostante i tempi cambino, non importa se in male o in bene, c’è chi sfrutta la tradizione facendosene paladino, senza condurre alcuna analisi del rapporto tra tradizione e stringente attualità”.

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