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I Cartelli di Santa Maria La Scala e L’appello di una Comunità Trascurata

Da alcuni giorni a Santa Maria La Scala, sono comparsi i cartelli relativi all’ordinanza n° 7/2019 relative al rischio idrogeologico nelle aree R4 e P4 del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), ormai sull’argomento sappiamo abbastanza, quest’estate la pubblicazione dell’ordinanza ha gettato scompiglio tra gli operatori turistici della frazione per la sospensione delle attività del Bora-Bora, poi riaperto a stagione inoltrata grazie ad uno studio privato che circoscriveva il rischio alle aree a monte della via Tocco, piano poi condiviso dalla Regione stessa .

La presenza dei cartelli solo sul lato a valle del lungomare è determinata dall’ente che ha emesso l’ordinanza ovvero l’ufficio territoriale marittimo della Regione ed il Comune è solo un esecutore passivo di scelte che sono prese per tutelare la pubblica incolumità in contesti e luoghi ben diversi da quello in cui i cartelli sono collocati .

L’ordinanza come descritto all’Art.1 : “ Nelle aree demaniali marittime che interferiscono con le aree di dissesto idrogeologico censite ne PAI e caratterizzate da una pericolosità elevata P3 o P4, è vietata la sosta ed il transito di persone ed autoveicoli ed ogni altra attività incompatibile con lo stato di dissesto accertato o esistente”

Quindi non si fa riferimento al rischio, bensì alla pericolosità che di fatto interdice alla balneazione, al transito ed a ogni altra attività una porzione pari a quasi tutto il lungomare di Santa Maria La scala, tutta la Timpa fino a Capomulini ed alcune zone di S. Tecla, in pratica circa il 90% delle coste acesi.  

Le amministrazioni, all’Art.2, hanno l’obbligo  di “porre in essere idonei apprestamenti o efficaci e permanenti strumenti di interdizione finalizzati ad impedire l’accesso  alle aree demaniali marittime,ecc.” 

Pertanto l’Amministrazione è stata obbligata ad intervenire traducendo l’interdizione con l’apposizione di un semplice cartello multilingue, che mentre per noi “indigeni”, dà la misura dello scarico di responsabilità tra uffici pubblici, per i turisti o gli appassionati di logica appare estremamente contraddittorio e fuorviante .

La contraddizione sta nel fatto che il pericolo viene da monte ed è reale, ovvero esiste un rischio di crollo dei costoni rocciosi della Timpa, come verificatosi, alcune settimane addietro, ma nè le abitazioni, nè la strada o la piazza presentano limitazioni del transito, bensì solo la spiaggia che è il punto più distante e sicuro dall’eventuale caduta massi.

Questa contraddizione è frutto della differente gestione delle due porzioni di demanio, uno decide di chiudere al transito la porzione di territorio sotto la propria giurisdizione, l’altro invece no, con il risultato di avere una frazione marinara senza transito sulla costa.

Purtroppo questi ” cortocircuiti” gestionali, sono estremamente dannosi per il turismo e per l’economia del territorio, immaginiamo un tour operator che deve scegliere se alloggiare i propri clienti in una zona con l’accesso al mare interdetto, o un documentarista che deve fare un reportage sulle meraviglie della nostra zona, ma evitando di riprendere i cartelli, che non farebbero una bella figura in un circuito internazionale.

Giorni addietro anche Don Francesco, il Parroco di Santa Maria La Scala è intervenuto scrivendo una lettera alle Istituzioni locali e regionali, per chiedere più attenzione per la frazione:

Al presidente della Regione Sicilia
All’assemblea Regionale
Agli onorevoli consiglieri della Regione dell’Area acese
Al Sindaco di Acireale
Agli Assessori Protezione civile ed Ambiente del Comune di Acireale
Al Consiglio Comunale di Acireale.

Oggi 17 ottobre 2019 lungo la fascia p3 e p4 descritta dall’ordinanza n.7 del 26 aprile 2019 emessa dall’Ass. Reg. del Territorio ed Ambiente di Catania compaiono a S. Maria la Scala frazione del Comune di Acireale della cartellonistica in 5 lingue con divieto di circolazione pedonale.
Facendo seguito alla mia famosa lettera aperta circa il problema idrogeologico la quale si è resa profetica nel suo divenire, oggi costa alla mia persona quale parroco, ed agli abitanti di S. Maria la scala una vera azione di deresonsabilità a favore del diritto alla vita. Il problema sta a monte, non a valle, in questo caso a mare.

Se volessimo essere veritieri, penso che bisognerebbe emettere:
1) divieto di transito veicolare nel tratto della SS 114 della Timpa;
2) divieto di circolazione dei treni in quanto attraversano la Timpa;
3) divieto alle abitazioni del bellavista di scaricare le acque nere perché a scarico a perdere sulla Timpa.

Tutto questo comporta indebolimento e sollecitazioni del costone roccioso della Timpa che provoca frane su S. Maria la Scala.

La recente frana mi dà la percezione di una non cosinderazione del grande problema. Il problema è il carnevale, anzi Ve lo scrivo in maiuscolo: CARNEVALE. Quello al Consiglio comunale compete.

Da parroco, desidero sottoporvi un quesito non trascurabile e che comporta responsabilità grave sugli amministratori di ogni ordine e grado.
Vista all’applicazione dell’ordinanza, qualora ci fosse un’evacuazione, l’area sottostante la piazza S. M. La scala ( parcheggio ex lido) non potrà essere utilizzata come area di ritrovo degli abitanti? Così la zona del Molino?

Ho scritto più volte chiedendovi di incontrarci, ma tardi si arriva. Anzi si ha la laurea al ritardo, siamo specializzati nel ritardo ed il ritardo comporta poi l’irreparabile quando la vita umana è toccata.

Buona giornata Regione Siciliana.
Buona giornata Città di Acireale.

La possibilità che questa situazione persista, ben oltre l’inverno è verosimile e potremmo ritrovarci nuovamente con una città marinara, senza accessi al mare autorizzati.

Fabio D’Agata

 

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