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Il Tour che non ti aspetti

 

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Al Palazzo dei Congressi di Parigi ieri è nato il nuovo Tour de France. Gli organizzatori dopo anni di tracciati disegnati con un medesimo cliché, privi di fantasie e novità tecniche sostanziali, questa volta hanno voluto sorprendere. La prossima edizione, oltre a presentare l’interessante leitmotiv della scorsa edizione fatto di tappe nervose ed impegnative sin dai primissimi giorni, prevede una novità tecnica importantissima. Nel Tour 2015 mancano di fatto i chilometri da percorrere a cronometro, o comunque ci sono, ma sono talmente pochi che certamente lasceranno un segno impalpabile sulla corsa. Definirei tale cambiamento epocale, se solo si pensa alle tantissime edizioni decise contro il tempo. Roba da non crederci.
Comunque andiamo con ordine. La carovana sarà chiamata ad affrontare 3350 km partendo da Ultrecht in Olanda (il 4 luglio), per concludersi, dopo 21 frazioni, con il classico arrivo a Parigi (il 26 luglio). Una crono individuale, una a squadre, sette tappe definite di montagna, tre con arrivo su strappi interessanti, una frazione con inserite sezioni in pavè, le restanti per le ruote veloci. Si diceva delle crono, ebbene la crono individuale, assai breve (circa 14 km) è prevista subito in avvio (1^ tappa); la crono a squadre, anch’essa non dal chilometraggio impossibile (28 km) sarà affrontata al 9^ giorno di corsa. Non penso di sbagliare dicendo che esse avranno un impatto sulla classifica assai marginale. La prima settimana avremo un paio di tappe con finali su strappi interessanti. La 3^ prevede l’arrivo sul muro d’ Huy, la 8^ sul Mur de Bretagne. In mezzo anche la tappa con il pavè. Sarà la 4^ frazione con arrivo a Cambrai, la prima a mettere le ruote sul territorio francese. La tappa prevede sei sezioni di pietraie per complessivi 13 chilometri. Ho l’impressione che questa tappa sia più semplice di quella che quest’anno ha visto Nibali fra i dominatori. Tre tappe sui Pirenei, con la sola Lannemezan-Plateau de Beille (12^) veramente impegnativa. Il Tourmalet, inserito nella (11^), è destinato mestamente a non incidere vista la sua distanza dal traguardo, quest’ultimo posto in leggera salita verso Cauterets-Vallee Saint Savin. Poi sul massiccio centrale interessante arrivo a Mende, buono per lo spettacolo, così così per i distacchi. Infine l’epilogo sulle Alpi in quattro tappe, le ultime due più impegnative. La (19^) con arrivo a la Toussuire e la 20^ con arrivo all’Alpe d’Huez. Qui siamo alla penultima tappa e i disegnatori sperano che lungo i 14 km da Bourg d’Oisans al culmine della salita più famosa di Francia si possa decidere il Tour 2015. Dimenticavo, nella 20^ tappa molto prima dell’Alpe d’Huez si consuma l’altro omicidio di questo Tour. La vittima si chiama Galibier, anche il moloch alpino è troppo distante dal traguardo.
In definitiva un bel Tour, più facile di quello scorso, che si deciderà in montagna come è giusto che sia (aggiungo io). Vediamo chi gongola e chi no. Nibali e Contador sono visibilmente soddisfatti, poco crono un pensiero in meno. La stessa considerazione non vale per Froome, che, proprio per questo motivo, pare orientato a disertare la corsa francese in favore del Giro. Quintana si dice contento. Secondo me non lo è del tutto, un paio di grandi salite più pendenti non l’avrebbero di certo infastidito.
In chiusura un paio di considerazioni personali. In primis credo che questo tracciato allontani Nibali dal Giro. La possibilità concreta di bissare il successo di quest’anno darà più forza alla linea kazaka che lo vuole concentrato solo sulla corsa francese. Spero di sbagliarmi. Poi mi viene difficile risparmiare una frecciatina ai cugini. In tanti hanno parlato di percorso disegnato apposta per i padroni casa Pinot, Bardet e Peroud, pronti all’assalto alla maglia gialla. È vero, il tracciato va benissimo per loro, in quanto alla maglia gialla gli basterà risolvere i problemini Nibali, Contador e Quintana e poi, forse, sarà fatta. Infine una stoccata pure per Lefevre, pensi a quanto dovevano divertirsi gli scalatori quando dovevano giocarsi il Tour in quattro, cinque tappe e misurarsi contro il tempo per più di cento chilometri.
A tal proposito, non so in quale cassetto, dovrei cercare una mia missiva vecchia di una decina d’anni. Invitavo, l’allora direttore del Giro d’Italia dott. Angelo Zomegnan, a non inserire tappe a cronometro oppure a limitarne il loro cronometraggio. Sembra che finalmente qualcuno mi abbia dato ascolto. I puristi storceranno il naso, ma le cronometro bloccano la corsa e tarpano le ali a chi vuol movimentare la corsa in funzione della classifica generale.
A luglio vedremo se è vero.

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