Il nostro pensiero, come da troppo tempo ormai, va ai lavoratori dell’Ipab Oasi Cristo Re che da oltre due anni prestano il loro servizio e la loro professionalità senza ricevere la giusta remunerazione. Al lavoro nero, a quello sfruttato, a quello precario si aggiunge il lavoro regolare non retribuito; un’anomalia tutta italiana e degna dei peggiori Paesi del quarto mondo.
Si sono vissuti momenti di grande tensione tra i lavoratori dell’ Ipab Oasi Cristo Re, momenti difficili con alcuni lavoratori saliti sopra il tetto della struttura, con altri che hanno minacciato il salto nel vuoto (letteralmente). Si sono avvicendati commissari straordinari, ci sono state assemblee, riunioni, tavoli tecnici ma non si è mosso nulla: stipendi in sospeso, vite in sospeso, famiglie dentro la dimensione difficile e crudele di chi ha un posto di lavoro ma non riceve il giusto pattuito. Insomma una situazione difficile e di complessa soluzione dove sono stati interessati il governo regionale, l’asp, i tribunali e le associazioni sindacali senza riuscire ad ottenere alcun risultato.
Ed allora il nostro pensiero in questo periodo di feste natalizie va ai lavoratori che non riescono a vivere con dignità, ai lavoratori sfruttati, ai lavoratori al nero, ai lavoratori con contratti precari, ai lavoratori senza contratto, ai lavoratori dei call center, ai lavoratori della scuola che hanno dovuto lasciare la loro terra e la famiglia per andare ad insegnare lontanissimi da casa. Il nostro pensiero va ai tanti italiani (tantissimi giovani) che sono ritornati ad emigrare, che stanno cercando di trovare migliore sorte in altri Paesi europei. E mentre pensiamo ai lavoratori senza stipendio, il nostro pensiero vola anche a tutti quelli (1 su 2) che in Sicilia sono dentro la soglia della povertà. Pensiamo ai senzatetto, ai disoccupati, pensiamo a tutti quelli che non accedono alle cure perché non possono sostenere neanche la spesa del ticket. Pensiamo a tutto questo e ricordiamo che ad Acireale, dentro una struttura che offre servizi reali, oltre cinquanta famiglie soffrono e aspettano notizie rassicuranti che, forse, non arriveranno mai.
Questi gli scenari, mentre nella locanda della politica, si consumano pasti e privilegi senza pudore.
(mAd)