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venerdì, Maggio 3, 2024
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Ivan Castrogiovanni: NON ABBATTETELO!

ecomostroRicordo benissimo le vicende legate alla costruzione dell”Aloha mare” (ironia o spietatezza dei tempi, oggi “ecomostro”, un processo contronatura, dallo stadio ninfale al bruco) che seguirono a ruota le case a picco sulla timpa di s.Caterina, operazioni denunciate su un periodico del PCI da un coraggioso giornalista acese, poi stancatosi di lottare contro i mulini a vento.
Quell’edificio ebbe, però, il via libera dal consiglio comunale, esattamente come avvenne per il condominio di piazza Odigitria, quello in piazza S.Domenico, e, più recentement e, per l’assalto al territorio tra s.M. delle Grazie e Capomulini, tanto per citare qualche esempio. Quindi, legale a ogni effetto.
Oggi, per demolirlo (ma la demolizione comporterà gravi accumuli di materiali a contatto col mare che, esclusi i frammenti più voluminosi, resteranno lì e per un bel po’ di decenni spargeranno i prodotti della degradazione del cls, dei metalli, delle membrane polimeriche e di decine di altri frammenti, per non parlare degli effetti del cratere delle fondazioni che costituirà un nuovo problema a livello statico e di accumulo meteorico) è stata prevista una somma di almeno duecentocinquantamila euro. Soldi che, da sindaco, avrei destinato alla nascita di una fabbrichetta di cuoiami o di coppi siciliani o di ebanisteria con un iniziale avvio di una ventina di operai.
Ma torniamo all’ abbattimento dell’”ecomostro”. A che giova? Chiunque lo osservi (da s.M.La Scala, dal mare…) valuta che, nell’economia del paesaggio, esso è ben poca cosa, e ha quasi la stessa funzione che un relitto di eguali dimensioni ha in fondo al mare: luogo ideale per la riproduzione dell’avifauna, potenziale appiglio per specie vegetali endemiche, altrettanto potenziale punto di osservazione e ristoro per chi compia percorsi nei sentieri-natura. Perché abbatterlo, ormai inoffensivo, sufficientemente vilipeso, avendo scontato il massimo della pena? E’ ormai il ‘nostro’ ecomostro, è la nostra cattiva coscienza, non fa più male a nessuno. Non sarebbe meglio farne un presidio comunale e incorporarlo nei beni incedibili della Riserva orientata?
So di essere arrivato tardi. Ma forse, se qualcuno unisse alla mia la propria pacata riflessione, qualcosa si potrebbe ancora fare.

arch. Ivan Castrogiovanni

(sdm)

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