La Catania del 700 si presentava come una città dai molteplici aspetti; vari movimenti culturali si confrontavano tra loro, i nobili facevano a gara per abbellire le strade edificando monumenti, ed In questo scenario così affascinante, quelli che maggiormente si mettevano in risalto e dettavano le mode della città erano proprio i nobili, soprattutto con i loro incontri galanti, e gli intrighi amorosi, tutte attività rigorosamente notturne. e qui nasce la leggenda del cavallo senza testa, Il racconto è ambientato in Via Crociferi, una delle vie più belle della città, meta di numerosi turisti per via delle imponenti chiese in stile barocco che ne designano i lati. e scenario della movida di oggi. I nobili, erano spesso impegnati in nuove conquiste amorose e cospirazioni; questa attività, per ovvi motivi, doveva essere mantenuta segreta, guai farsi notare o riconoscere da qualcuno, le conseguenze sarebbero state disastrose e, in alcuni casi, mortali. Quella via, luogo elegante e nello stesso tempo nascosto, ideale per tenere i propri intrighi amorosi, per ospitare segreti convegni notturni doveva rimanere deserta, Il popolo doveva rimanere lontano da lì. Proprio per questo motivo fecero spargere la voce che di notte vagasse un cavallo senza testa, questo per far desistere eventuali curiosi che, sempre di notte, volessero inoltrarsi per Via Crociferi al fine di spiegare quanto accadesse. La paura, in effetti, scoraggiò la maggior parte dei curiosi, ma non sortì alcun effetto in un giovane catanese il quale fece una scommessa con i suoi amici: proprio nel cuore della notte sarebbe andato in Via Crociferi, e come prova del suo coraggioso gesto avrebbe piantato un grosso chiodo sotto l’Arco delle monache Benedettine. Gli amici accettarono e il giovane, munito di una scala, di un grosso chiodo e di un martello, si recò a mezzanotte sotto l’arco delle monache. Giunto sul posto, dopo essersi guardato intorno, piantò il chiodo (è ancora oggi possibile vedere il buco, o quello che la tradizione popolare vuole sia il segno del chiodo sotto l’arco); l’eccitazione derivata dal gesto appena compiuto, l’adrenalina e forse anche la paura, giocarono però un brutto scherzo al temerario catanese. Il giovane, infatti, non si accorse di aver piantato, insieme al chiodo, anche un lembo del suo mantello; in tal modo, quando iniziò a scendere dalla scala, si sentì trattenuto, quasi una mano invisibile lo trattenesse sui pioli. Credendo di essere stato afferrato dal cavallo senza testa non resse alla paura e morì. Nonostante avesse vinto la scommessa aveva anche, senza volerlo, confermato l’oscura leggenda, e da quel giorno nessuno osò più passare di notte per Via Crociferi.
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