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venerdì, Maggio 17, 2024
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LA MATEMATICA MAFIOSA, di Antonino Mirone

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Il dottor, Ernesto Braghin, un quarantino alto e biondo, nato a Vicenza, se ne stava seduto nella sua poltrona, dintra l’ufficio al 4° piano della Procura della Repubblica, di Carratini, uno di quei tanti paisi siciliani, cà si affaciano sul mare azzurro e verdi come gli occhi suoi, da una muntagna a dirupo. Il paisi che non offriva molto, aviva però conservato quel fascino tutto suo, dell’entroterra della sicilia, che era del tutto diverso dai paisi e delle città che erano sul mare. – Il sostituto procuratore Braghin, era piecato in due supra un fascicolo: “Atti relativi all’omicidio del Prof. Rosario Barreca, di anni 55, avvenuto qualche settimana prima, in una afosa e sciroccata giornata di agosto, nella piazza principale di Carratini. Il professore Barreca, era stato sorpreso da due killer, mentre era seduto al tavolo del bar Roma che beveva un caffè”.

Il dottor Braghin, aviva ben poco da studiari il fascicolo, dintra c’erano soltanto: uno scarno rapporto dei carrabbinera, indovi c’era scritto anche le poche indicazioni di testimoni prisenti all’omicidio, cà parivano divintati sordi, muti e distratti, come spesso accade in sicilia quannu avvengono fatti del genere; e allegate vi erano anchi delle littiri anonime, cosa che il dottor Braghin, sotituto procuratore, per sua indolenza non sopportava, e detestava sommamente. – Il delitto, come si diceva nel gergo, era di “quelli “pisanti”, in quanto il professor Barreca, era un dei figli pridiletti di Don Tano Barreca, un vecchio boss mafioso e mammasantissima del paisi, che durante la sua vita, aviva fatto e disfatto a suo piacimento: racket, omicidi, droga, pizzo, ecc.. Anche il modo dell’ammazzatina, non lasciava dubbi: trattavasi di un omicidio mafioso in piena rigola, e apparentemente senza nessun movente.

Certo, che una cosa era vera: il professor Rosario Barreca, non faciva nulla per non farsi notare in paisi, questo almeno fino alla morte del fratello primogenito, avvenuto un frisco mattino d’autunno, con due colpi di lupara al petto. – La sua vita, grigia e monotona, si svolgeva fra Liceo e casa, casa e Liceo e la puntata pomeridiana al bar, a parlari con gli amici. Insomma, a parte il fatto di essiri uno dei figli di Don Tano Barreca, nulla appariva significari l’omicidio, lui era fora da tutti gli affari “della famiglia”. – Chi l’aviva ucciso e pirchi, uno che era fora dagli affari? Domande essenziali che al momento non trovavano nisciuna risposta, niusciun appiglio a nenti nel rapporto dei carrabbinera e nelle pochi testimonianze dei sordomuti raccolte.

Perciò, il dottor Braghin, si vidi costretto sua malvoglia, di mettiri mano alle littiri anonime, che erano dintra al fascicolo. Qualcuna faciva intuiri, che si trattava una storia di corna, comu spisso in sicilia succede, un marito geloso e cornificato, che si vendicava; un’autra, cà era stato un padre incazzato, per le molestie cà il professre faciva a sua figlia a scola; insomma cose accussì. – Ma una, lo feci soffermare con più attenzione. la littira anonima diciva accussì: “delitto annunciato da almeno un mese… Il movente è scritto sul muro della casa di Don Tano Barreca, un’operazione aritmetica… forse il professore non sapiva contare”.

Il sotituto, lese e rilese quella littira. Non ci capiva nulla, era più confuso cà pirsuaso: l’anonimo, gli proponiva un’enigma, un vero e proprio rompicapo. – Cà fossi un lettore di libri gialli, si spiò? Un appassionato di enigmistica? – Tuttavia, voliva essere ben sicuro se quelle parole erano vere; quindi chiamo il carrabbinera di servizio, e gli dissi:

“Vada immediatamente, presso l’abitazione di Tano Barreca, a questo indirizzo, e verifichi se sul muro c’è scritto qualcosa e lo trascriva. Soprattutto se ci sono scritti dei numeri, mi raccomando! Se ci sono, li trascriva esattamente come li vede.”

Il carrabbinera, di li a poco ritornò con un taccuino chino di appunti; e cuntento, il Dottor Bragin, gli chiese di lerggerglieli.

“A. P. se la fa con R. C.”, “Politici fate schifo”, “Parrini e confidenti, unica razza”, “Il sindaco mangia da solo…” – Il dottor Bragin, ascoltava quelle strunzate in silenzio: “Lasci perdere queste cose.. numeri scritti sul muro, c’è n’erano?

“Ah, si. I numeri, c’erano solo questi, però non ci ho accapito nulla. Comunque li ho trascritti, come lei mi dissi. Ecco quà: 4 – 2 = 0”.

“E sicuro che non ci fossero altri numeri scritti?”
“No, dottore. Solo questi, e erano scritti grrandi con virnici niura.”

Mandato via il carrabbinera, il dottor Braghin si abbandonò a uno sfogo contro i siciliani: “Questa gente la verità la scrive sui muri, mai portandola in tribunale. E che ci portiamo in tribunale a testimoniare come prove, i muri?” – nonostante lo sdigno e la rabbia, in fondo lo scritto nella littira anonima era vero. 4 – 2 = 0. Che veniva a significari? ” Delitto annunciato… in una operazione artimetica. Pirchì, si domando così volutamente sbagliata?. Consultò anche una enciclopedia, dove lesse, che antichi filosofi indiani, per i quali questo segno considerava una assenza di valori, semplicemente il nulla. Mentre non lo convinceva un’altra teoria, secondo la quale,   “Lo zero non si accresce e non si riduce, contiene un valore sacro, e tuttavia possiede l’importanza di moltiplicare i numeri, esso crea le cose dal nulla”.

Si vippi un cafè, e si fici portare tutti i fascicoli riguardante Don Tano Barreca.   – Ne venina fuori, leggendo, una grande famiglia mafiosa, che da generazioni controllava il territorio di Carratini e dintorni, di vecchio stampo, usciti indenni dalle guerre, cà ogni tanto scoppiavano per il controllo del territorio, con morti ammazzati tra le varie cosche. La famiglia di Don Tano Barreca, feci il salto di qualità, vinti anni prima, quanno si legarono ai “Palermitani”, traficando con la “roba”, che portava soldi e potere in quantità. Quannu Don Tano, si ritirò dall’attività, passò la mano al figlio primogenito, che poi venne ucciso in un agguato: “Papà, diciva. I tempi sono cambiati, con quello cà guadagniamo, ci possono campare cinco generazioni.”
Il dottor Bragin, continuò a leggiri quelle carti, cercando di ricostruiri tutte le attività della “famiglia” e i suoi loschi affari, senza però che nessuna parola o prova, lo riconducesse all’omicidio di Rosario Barreca. – Ritornò a quella strana sottrazione: “4 – 2 = 0”. Che voliva significare. E poi, pirchì scriverla sul muro e perchè c’era scritto zero? Si trattava forsi di qualche sgherzo di un buontempone?   Qualcuno cà voliva giocare con il fuoco? – Il dottor Braghin, si accorse che si stava concentrando troppo su quella sottrazione, e che lo portava fuori strata. Ritornò al fascicolo e a quella mallitta operazione di aritmetica, che applico così allo stato di famiglia di Don Tano Barreca. – Il conto non quatrava: Don Tano ebbe 7 figli, perciò quel 4 non era giusto, e poi la matematica non è una opinione: 4 – 2 = 2. Che ci faciva quello zero? Era una stonatura, un controsenso. Chi potiva essiri l’autore di quella littira anonima? Forsi qualcuno cà voliva dipistare le indagini?

Gli faciva male la testa, a pinsarci supra. Alla fine decise di cestinarla, ma per cuscienza volli chiamare il cancelliere Saro Carini, gli allungò la littira, e gli dissi: “per favore, gli dia un’occhiata..”. – Il cancelliere si misi gli occhiali, lesse la littira e concluse con un “Humm” molto longo, cà non si capiva se era di rompicapo o di meraviglia.

“Siamo sicuri della fondatezza del copntenuto di questa littira?” Dissi Carini, forsi tanto per diri qualcosa.

“Sicuri. Non vede che sono giorni che brancoliamo nel buio? – Questo abbiamo e su questa dobbaimo lavorare. Comunque, un riscontro l’abbiamo avuto…”.

“Uhmm”, ridissi Carini. “Un delitto annunciato… coi numeri”.   – A mia, dissi Carini, con rispetto parlando, mi sembra che chi ha scritto la littira anonima, sappia più di quanto voglia farci credere. Un annuncio, e chi è cà po’ potiri permettersi di fare una cosa accussì ai danni di una famiglia mafiosa importanti? Scriverlo, addirittura sul muro di Don Tano. Sicuramente, solo genti putentissima po’ fari una cosa del genere, una sfida..”.

“Va bene, va bene, dissi il sotituto Braghin. Questo l’avevo capito da solo. Quello che non mi spiego, è la fottutissima sottrazione sbagliata. Che senso ha un’operazione così ?”

“Eh, caro dottore, cà penso che noi abbiamo a chi fari con la scienza della matematica. Questa, è matematica mafiosa, se vuole, per la quale il valore dei numeri, delle cifre, non è assoluto come per noi, ma ha un valore intrinseco, relativo. Per la mafia, gli uomini non sono tutti uguali, e quindi non si contano le quantità: 1, 2, 3, 4, 5… ecc. ecc., ma in base al valore mafioso, che essa attribuisce a ciascuno…” “Vada al dunque, cancelliere”?

“Vengo e mi spiego. A mio modesto pariri, chi ha fatto questa operazione, voliva esattamente annunciare l’omicidio del Professor Rosario Barreca e non degli altri figli del Boss. Lui è lui solo doviva morire, per azzerare l’intera famiglia. – Noi cà conosciamo la mentalità di questa genti, dissi il cancelliere, sappiamo che Don Tano, parlava solo di 4 figli (in quanto le donne che erano 3, non erano ammesse agli affari della famiglia), e fra questi 4 il vecchio Don Tano, andava fiero solo di Nino e di Carmine, cà lo hanno seguito negli affari criminali. – Totuccio e Rosario, sono invece due pezzi di pane, e pirtanto non contano nulla nella “famiglia” e sono inifluenti, ai fini della conta. Eliminati i primi due, la “famiglia” mafiosa di Don Tano Barreca, può considerarsi estinta. Ecco, pirchì 4 – 2 = 0″.

“Ah, dissi Braghin – perciò anche loro condividono la teoria degli indiani”.

Il cancelliere, strammò, non capì il commento strano fatto dal Sotituto procuratore Braghin, ma lasciò correre.

#fancityliberinavigatori

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