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La storia dei giganti Mata e Grifone

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Mata era figlia di un nobile, tale Cosimo II di Castellaccio e Camaro. Il suo vero nome era Marta.

Grifone era un saraceno di grande mole, a capo di un esercito conquistatore. Il suo vero nome era Hassan Ibn Hammar (da cui derivò poi Dinnammare) e il nome Grifone derivò da Grifo, che era una carica politica dell’epoca.

In quel periodo Messina era sottoposta alle scorrerie dei saraceni e, proprio in una di queste occasioni, Ibn-Hammar, adocchiò Mata.
Il gigante moro si innamorò della ragazza, tanto da chiederla in sposa al padre, il quale però gliela rifiutò,  perchè non di fede cattolica.

Il saraceno se la ebbe a male e persa la testa cominciò a commettere scorribande feroci, senza risparmiare crudeltà agli abitanti del luogo.
Per porre fine a questa situazione drammatica, il nobile messinese decise di acconsentire alle nozze, ma Mata pose la condizione che il saraceno dovesse convertire prima al cristianesimo.

Il giovane, allora per amore, accettò la condizione, si convertì al cristianesimo e prese il nome di Grifo, ma, essendo grande e grosso, venne subito appellato Grifone.
Grifone, una volta sposato, smise di fare scorrerie e si dimostrò gentile e sinceramente innamorato e il matrimonio con Mata si rivelò molto prolifico, tanto da mettere al mondo moltissimi figli. A causa della sua numerosa prole, nacque la leggenda che Mata e Grifone furono i progenitori dei messinesi.

Altri raccontano che quando Re Ruggero, iniziatore della stirpe normanna, è riuscito a conquistare la Sicilia e restituirla alla religione cristiana nel XI sec. in città ( a Messina e paesi limitrofi) governavano Grifone , re arabo e sua moglie Mata, autoctona di Camaro.

Ruggero fece una sfilata trionfale in città con alla testa una statua della vergine Maria e dietro i prigionieri arabi e tra di essi c’erano il Re e la Regina a cavallo che seguivano il carro del Re Cristiano. Ecco perchè i giganti sfilano ballano a ritmo di tamburo per le vie die paesi portando gioia e allegria nei grandi e nei piccini.

La costruzione delle statue di Mata e Grifone è attribuita al fiorentino Martino Montanini, allievo del Montorsoli su incarico del Senato di Messina intorno al 1550.

Mata, su un destriero bianco (un tempo scuro), simboleggia l’elemento indigeno; la tradizione la vuole nativa di Camaro, antico quartiere cittadino sull’omonimo torrente.
La testa è un rifacimento dell’originale andato distrutto prima a seguito del terremoto del 1783, successivamente nel terremoto del 1908 infine dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

L’attuale statua è stata eseguita dallo scultore Mariano Grasso nel 1958. Presenta sul capo una corona con tre torri (forse le torri dell’antico castello di Matagrifone), oltre che ramoscelli e fiori; dalle orecchie le pendono orecchini d’oro. Indossa una corazza di colore azzurro con ricami in oro sopra una veste bianca che le copre le ginocchia; porta ai piedi calzari con stringhe intrecciate. Sulle spalle un mantello di velluto blu.

Zanclo (Grifone), che cavalca uno stallone nero (un tempo bianco), ha una bellissima testa di moro, incoronata con foglie di lauro e ornata da orecchini a mezzaluna. Indossa una corazza sopra una corta tunica bianca bordata in oro. Nella mano destra impugna una mazza di metallo, con la sinistra tiene le redini e al braccio ha uno scudo ovale al cui interno vi sono raffigurate tre torri nere su sfondo verde.
Porta al fianco una bella spada la cui elsa è ornata da una testa di leone e da due teste di uccelli rapaci. Sulle sue spalle, un mantello di velluto rosso. I due Giganti sono portati in processione il 14 Agosto da un festoso corteo in costume.

#fancityliberinavigatori

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