Da oltre un decennio, ad ogni campagna elettorale, un argomento che non manca mai è quello relativo alla riorganizzazione dell’apparato burocratico, giravolte, e scambio di ruoli, perfezionamento della burocrazia, riorganizzazione degli uffici, efficienza.
E’ uno di quegli argomenti “tormentone” che tanti candidati sindaco hanno inserito nei loro programmi come se fosse un punto essenziale, una pietra miliare, una decorazione da appendere al petto. Poi, una volta, eletti l’argomento scompare, la pietra miliare della campagna elettorale svanisce e si tira avanti sempre con la stessa modalità organizzativa.
Ovviamente questo dato può voler dire tante cose. Può significare che in fin dei conti va tutto bene così come è stato sempre, oppure significa che è una storia davvero complessa far ruotare dirigenti e funzionari, oppure può voler dire che è operazione assai delicata per essere realizzata.
La burocrazia, con il suo apparato articolato e delicato, è quella parte di motore amministrativo che può influire sulle scelte delle amministrazioni pubbliche, può muoversi celermente tra le scartoffie per trovare le modalità più efficienti ed economiche, può essere lenta e macchinosa inficiando, di fatto, l’azione amministrativa.
Tornando indietro nel tempo (amministrazione Pennisi) ricordiamo le dimissioni di alcuni assessori di quella giunta con la motivazione “non riusciamo a lavorare con questa burocrazia”. Sono passati tanti anni, ma l’argomento rimane sempre nel dibattito politico almeno in campagna elettorale.
Le domande restano tutte. E’ una macchina che funziona? E’ un apparato che non si riesce a modificare per qualche strano sortilegio? Oppure è un pezzo rilevante di potere con cui è difficile, impegnativo e complesso scontrarsi?
(mAd)