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Oltre 5 milioni di persone all’anno muoiono nel mondo a causa dello smog.

SHANGHAI, CHINA - DECEMBER 08:  (CHINA OUT) People wearing masks walk along The  Bund on December 8, 2013 in Shanghai, China. Heavy smog has been lingering in northern and eastern parts of China since last week, disturbing the traffic, worsening air pollution and forcing the closure of schools.  (Photo by ChinaFotoPress/Getty Images)

Sono oltre 5,5 milioni, più degli abitanti della Finlandia, della Slovacchia o della Sicilia, le persone che ogni anno perdono la vita nel mondo a causa dell’aria sporca. Una strage che colpisce i Paesi industrializzati ma ancora di più quelli in cui l’economia ha avuto un’accelerazione solo da poco, ma in assenza di misure rigide a tutela della salute pubblica, Cina ed India prime fra tutte.

L’allarme arriva da uno studio presentato oggi a Washington per il meeting annuale dell’American Association for the Advancement of Science, un’organizzazione internazionale senza fini di lucro dedicata all’avanzamento della scienza. La suddetta organizzazione, fa il punto su quello che respiriamo oggi e sull’efficacia degli impegni presi a livello internazionale per ridurre le emissioni.

Se in Occidente, Italia compresa, l’emergenza smog è sotto i riflettori a causa di un inverno che lesina piogge e vento, le situazioni più gravi sono in Asia. L’inquinamento dell’aria ha causato a 1,4 milioni di morti premature in India nel 2013, soprattutto tra i più poveri che usano ancora la legna per cucinare e riscaldarsi. Sono stati 1,6 milioni i morti in Cina, di cui 366 mila “legati” all’uso diffuso del carbone per l’energia. Insieme i due Paesi registrano oltre il 55% dei decessi nel mondo.

Dicono gli esperti: “L’inquinamento atmosferico è il quarto fattore di rischio a livello globale per le morti, e di gran lunga il principale fattore di rischio ambientale per le malattie”, respiratorie ma anche cardiache. Ridurre questo inquinamento è un modo estremamente efficace per migliorare la salute di una popolazione”. Facile a dirsi, meno facile da mettere in pratica.

Il recente accordo raggiunto a Parigi ha visto tutti gli Stati impegnarsi per ridurre le emissioni di gas serra e contrastare gli effetti del cambiamento climatico, facendo tirare un sospiro di sollievo ai nostri polmoni. Ma i target fissati, secondo i ricercatori, non sono sufficienti. Nei prossimi due decenni il numero di vittime dello smog è destinato ad aumentare, a meno che non vengano messe in atto azioni più stringenti per tagliare le emissioni della CO2.

In Cina, anche qualora i provvedimenti fossero realizzati, le polveri sottili nel 2030 uccideranno tra 990 mila e 1,3 milioni di persone.

A Nuova Delhi, città più inquinata al mondo, le autorità hanno previsto nuove ondate di targhe alterne. Misure d’emergenza, ma non risolutive. “C’è un bisogno urgente di strategie ancora più aggressive”, sottolineano gli scienziati, o il bilancio delle vittime continuerà a salire.

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