Quello dei padri separati in ginocchio dalla crisi, è un fenomeno in continua crescita e destinato ad aumentare le fila dei poveri con genitori esposti al rischio povertà, padri che, oltre a dover provvedere al proprio mantenimento, debbono sostenere i propri figli, potendo contare unicamente sul proprio stipendio, che molto spesso non basta.
Un salasso inaspettato per chi si separa dal proprio coniuge, abbandonando l’abitazione che fino a poco tempo prima era condivisa con moglie e figli. Infatti, nella maggior parte dei casi, i figli vengono affidati alle mamme, all’interno dell’abitazione originaria e ai papà non resta che fare le valigie. L’Istat riferisce che, su mille matrimoni, 311 finiscono con una separazione e 174 con un divorzio.
Per far fronte a questo problema, nascono i “Tetti solidali”, case messe a disposizione dalle associazioni, dai comuni, dalla Caritas nazionale e da quelle diocesane, per venire incontro alle esigenze dei padri separati e per risolvere le momentanee difficoltà di chi ha perso tutto. Le case, sono dotate di accessori per vivere in armonia con i figli.
La prima struttura di questo genere è nata a Prato, una casa nella quale ogni camera è dotata di un bagno personale e di un letto con doppio materasso al suo interno, per dare la possibilità ai bambini di dormire con i loro padri. Inoltre c’è tutto quello che serve per condividere con i propri figli momenti quotidiani simili a quelli vissuti in ambito domestico.
Da segnalare anche la “Casa dei papà” e il “Condominio dei papà” a Roma e “Oasi strade aperte” nel barese.