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Piccola storia di Jaci – il terremoto di Messina , 1908

 

 

Il 28 dicembre, ad Acireale giunge la notizia terrificante dell’apocalittico terremoto di Messina avvenuto all’alba dello stesso giorno. Le notizie che giungono in Città parlano di circa cento mila morti. Acireale, come tutte la altre città siciliane, si mobilita. Conventi, Monasteri, scuole, collegi e diversi edifici vengono immediatamente requisiti per accogliere i profughi e feriti. Gli acesi, così come in altre occasioni, nei giorni della fine di quest’anno – luttuoso e triste – dimostrano, con prove tangibili di generosità e altruismo, la loro tradizionale civiltà.

Primi giorni del 1909. Angoscia e dolore attanagliano tutto il Regno per il terremoto di Messina. Acireale fa registrare uno slancio di solidarietà eccezionale. Alla stazione ferroviaria vengono accolti, sin dai primi giorni dell’anno , profughi e feriti, che trovano la cittadinanza acese, di tutti i ceti sociali, generosamente e amorevolmente disposta a lenire le loro sofferenze. Le operazioni di soccorso, tra l’altro, vengono ostacolate sensibilmente da un continuo susseguirsi di giornate piovose e temporalesche. Il sindaco cav. Pietro Musmeci Costanzo, lancia un appello per la raccolta di somme di denaro e di indumenti a favore dei profughi messinesi. Il Vescovo mons. Arista e tra le prime autorità religiose ad accorrere sui luoghi del disastro. Lo stesso Vescovo, al ritorno da Messina, fa affiggere un nobile manifesto esortante all’amore cristiano e alla solidarietà, dei Marinai Russi che per primi – trovandosi la flotta russa ormeggiata a Messina – erano accorsi in aiuto della martoriata Città e dei suoi abitanti. in tale manifesto il Vescovo Arista, nel citare l’opera di quei militari, ebbe a scrivere: “Quando voi sentirete pronunziare il nome di un marinaio russo, scopritevi: è il nome di un eroe”.

Cronache raccolte da Salvatore Rizzo nel suo “Acireale negli anni 1901 – 1910” – Galatea Editrice 1986

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