Breve testimonianza della professoressa Camilla Bella , pubblicata Su memorie e Rendiconti del 1994 in un saggio del prof. Antonio Pagano sull’opera dei Camilliani in Acireale, descrive le condizioni del nosocomio in quei tragici giorni dove a causa dei mitragliamenti e delle mine si piansero numerosi morti e numerosi feriti. “….Nel luglio del 1943, la notizia dello sbarco degli Alleati in Sicilia spopolò completamente Acireale, posto tranquillo, come la chiama lo scrittore Enzo Marangolo. Unico luogo affollato di morti e feriti, era l’ospedale, che anche i medici e infermieri, nello smarrimento generale, avevano abbandonato. Padre Carlo Frenez (Camilliano in Acireale) con alcuni religiosi, rimase a reggere il Santa Marta, giorno e notte, presente ovunque, disponibile sempre…E questo per mesi e mesi, in condizioni di assoluta precarietà. Ci furono giorni in cui mancò persino il petrolio per accorrere, con un lume, al capezzale dei morenti e per prestare le prime cure ai feriti, che accorrevano di notte in condizioni pietosissime; ed altri in cui manco la legna per preparare lo scarso cibo ai feriti. Le strade deserte di Acireale risuonavano spesso dell’eco solitaria dei suoi passi, tutte le volte che era costretto ad abbandonare l’ospedale in cerca di aiuto presso le autorità militari, perchè l’indispensabile fosse assicurato ai degenti, oppure amministrare i sacramenti abbandonati per le vie della Città. L’Ospedale divenne paurosamente infetto perchè mancava tutto quanto permettesse un’accettabile igiene….”
Memorie e Rendiconti anno 1994
Foto Bundes Arkives Stug III esce dalla via Tomadio sullo sfondo il Corso Savoia e l’ ospedale pubblicata nel libro WW2 Sicilia n.1 Lorenzo Bovi