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domenica, Maggio 5, 2024
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Piccola storia di Jaci – Per la storia della chiesa del SS.Crocifisso del Rinazzo

La ricerca d’archivio, condotta dallo studioso acese Aurelio Grasso, ha permesso una nuova ricostruzione storica sulle vicende della Chiesa del SS. Crocifisso del Rinazzo. Tale ricerca ha messo in chiaro alcuni punti sulle varie fasi della costruzione  e sono emersi nuovi personaggi della fam. Castorina che avevano in custodia la Cappella.

Di seguito le conclusioni della ricerca.

LA CHIESA DEL SANTISSIMO CROCIFISSO DEL RINAZZO

Le origini di questo Pio luogo traggono origine da una edicola votiva in cui vi era effigiata la Crocifissione di Nostro Signore Gesù Cristo tradizionalmente attribuita all’esimio pennello dell’artista Giacinto Patania, oggi universalmente conosciuto come Platania. L’edicola, posta in posizione sollevata rispetto all’attuale livello stradale era ai margini della via che scendendo dalli Scaccianuci (dirimpetto G. Gai) proseguiva in direzione Santa Venera al Pozzo non esistendo di fatto la Via SS. Crocifisso. Fu, sempre per tradizione, che trovano conferme in documenti postumi, che a seguito di eventi ritenuti miracolosi si decise di dare una migliore sistemazione all’edicola e soprattutto all’effigie miracolosa chiedendo di edificare una piccola chiesetta che proteggesse l’Immagine pittorica. L’iter non fu breve e stranamente giunge sino a Messina, dove troverà conclusione nel 1676, con la relativa approvazione perché si realizzasse il Sacro edificio. I lavori però come recita anche l’epigrafe posta sul prospetto della stessa Chiesa ebbero inizio solamente nel 1683 dovendosi espletare prima tutte quelle incombenze, tra cui l’acquisizione del terreno, e l’assegnazione degli appalti, e si protrassero sino al 1687 anno in cui si pagano a Mastro Francesco Li Gresti le ultime quattro mensilità di lavoro per il completamento delle opere di costruzione dell’edificio. La Chiesetta che in origine doveva avere dimensioni piuttosto modeste sin da subito era governata da due deputati ovvero D. Giuseppe Privitera e D. Giuseppe Grasso i quali sin dalla sua apertura si adoperarono oltre a che si svolgessero nella stessa le funzioni religiose, anche delle particolari manifestazioni, prime fra tutte la processione del Santo Legno che dalla Chiesa Madre dove si Conservava veniva portato processionalmente al Crocifisso la quarta Domenica di Settembre di ogni anno. Il sisma del 1693 rase quasi al suolo l’edificio ed arrecò qualche danno alla lastra miracolosa in cui è effigiata la Crocifissione di Nostro Signore e ciò rese necessario degli interventi straordinari. Già il 15 di Agosto del 1693 i nuovi rettori della Chiesa, D. Giuseppe Lizzio e D. Giuseppe Vecchio decidono di dare a censo triennale il pezzetto di terreno antistante la chiesa coltivato con gelsi ed altri alberi, così da iniziare a costituire un fondo cassa per ricostruire nuovamente l’edificio danneggiato dal sisma. Il prezzo pattuito fu di onze due e tarì quindici. Ma il denaro ricavato dall’affitto del terreno era ben poca cosa rispetto alle somme occorrenti, e mentre si rinnova ogni tre anni l’affitto del terreno, ad affittuari diversi, il 21 giugno del 1696, Mastro Arcangelo Grasso, Santo Tudisco e Alfio Cannavò, quali pii devoti della Chiesa del Crocifisso chiedono ed ottengono dall’allora vescovo mons. Andrea Riggio di poter andare indisturbati a questuare nel territorio di tutta la diocesi di Catania al fine di raccogliere le somme necessarie per ricostruire nuovamente ed in miglior modo il Tempio. Grazie al denaro che veniva via via raccolto o ricevuto da donazioni spontanee i nuovi rettori D. Michele Costarella e D. Mario Gullo, erano quasi sempre sacerdoti, iniziano a dare esecuzione dei lavori di ricostruzione. Nel 1700 l’edificio è già completo in molte delle sue parti murarie e si appalta la porta in pietra bianca ed a contendersi i lavori due maestri del tempo Francesco Flavetta e Giovanni d’Amico in una lotta al ribasso sino all’ultimo tarì. Dai pochi documenti pervenutici l’ultima offerta pare sia stata proposta dal D’Amico che dovrebbe aver eseguito i lavori per sette onze e tarì quindici. Nel 1702 assistiamo ad un’altra gara di assegnazione d’appalti relativo al legname per la realizzazione della cupola tra i mastri Simone Musmeci, Luciano Leotta e Filippo Grasso dei quali quest’ultimo offriva i suoi servigi al prezzo più basso. L’anno seguente mons. Andrea Riggio visita la chiesa in Visita Pastorale e segnala l’esistenza della sagrestia prima non esistente e l’elenco delle suppellettili ed accessori che adornano la chiesa. La Chiesa è ultimata. Sarà solamente nel 1703 che verrà esplicitamente detto ciò che si pensa del dipinto che in essa è conservato ovvero … unium altare cum imagine miracolosa SS.mi Crucifixi. Naturalmente l’altare esistente nel 1703 era ben lungi dal bellissimo, quanto costosissimo altare che oggi possiamo ammirare ma ciò che importa constatare è che il dipinto sebbene danneggiato dal sisma venne sistemato e restituito alla venerazione dei fedeli. Sino al 1750 la Chiesa non presenta dati storici di rilevo si segnala infatti la rassegnazione dell’affitto triennale del terreno antistante la stessa ed elenchi di arredi che evidenziano come si ampliavano gli arredi o come variavano. Nel 1748 i rettori chiedono al Vicario di poter apportare una variante alla consueta processione della Sacra Croce dalla Chiesa Madre alla loro Chiesa consistente nell’iniziare la stessa il sabato di Maggio che precede la festività, supplica che verrà loro accordata. La grande novità verrà apportata nella Chiesa del Crocifisso dalla nascente Confraternita omonima per glorificare ulteriormente il Santo luogo e richiedendo altresì l’autorizzazione a realizzare delle sepolture per i membri della stessa ed i fedeli della Chiesa. Tutto ciò si concretizzava nel 1750. Saranno i Confrati, unitamente ai rettori che da questo momento si occuperanno della Chiesa e dei defunti e sempre gli stessi realizzeranno nel giardinetto retrostante la chiesa … un casalino attaccato colla stessa chiesa per uso de Baretti e Bara per trasportar i cadaveri … Ed eccoci giunti a quello che possiamo definire il periodo d’oro della chiesa del Santissimo Crocifisso del Rinazzo quella che vedrà l’edificio abbellirsi di pregevolissimi quanto costosissimi lavori grazie alle donazioni dei membri della famiglia Castorina. Il primo di questi personaggi che ricordiamo fu il Sac. Paolo Castorina e Vasta, figlio di Antonino. Era il 12 marzo del 1786 che si da facoltà al giovane Paolo Castorina di indossare l’abito clericale. Appena tre anni dopo, maturata la volontà di Paolo di voler diventare sacerdote vengono convocati presso la Curia spirituale della città i suoi familiari: le sorelle Maria Castorina, Brissa D. Aloisia Fichera, Don Salvatore Rossi, fu Domenico, per testificare le donazioni fatte dalle dette sorelle e cognato in favore del chierico come da atti di: notaio Nicolò Panebianco del 9 settembre 1795; del notaio Antonino Contarini del 3 gennaio 1796; ed ancora del notaio Giovanbattista Rossi del 29 agosto 1795. Sarà il nove Marzo del 1799 che Paolo riceverà l’ordinazione sacerdotale, mentre appena un anno dopo avràil permesso di poter dir messa in qualsivoglia Chiesa del territorio. Ma ciò che ha per noi maggiore importanza e che verrà nominato Cappellano nella Chiesa del Santissimo Crocifisso, a seguito della morte del Rev. Candido Gangi, l’11 febbraio del 1802. Ha inizio l’epoca d’oro della Chiesa. Da un memoriale redatto nel 1799 rileviamo che oltre la Chiesa, Sagresti, casaleno vi sono adesso una chiusetta esistente in questa suddetta città e quartiero del Santissimo Crocifisso nominato del Rinazzo, confinante per oriente con strada pubblica, per mezzo giorno con terreno degli eredi del quondam D. Mariano Continella, per occidente e tramontana con terre della Cappella di San Giovanni Battista dentro la chiesa di San Sebastiano di questa suddetta città, ed altri confini ed essere di capacità di cielo della misura in orzo di questa città 1.1.0.2. di prezzo onze 30. e più un’altra chiusetta di terre esistente in questo suddetto territorio, e contrada di San Girolamo, confinante per occidente e mezzogiorno con via pubblica e per oriente e tramontana con chiuse del Barone della Bruca, ed altri confini ed essere di capacità di cielo della misura suddetta 1.1. di prezzo onze 21. Quest’ultima congiungeva la Chiesa all’edicola della Madonna della Solitudine. Il 25 novembre 1806 il Sac. Paolo Castorina sino ad allora Cappellano coadiutore del rettore Sac. Santoro Patti, viene elevato alla dignità di rettore e sarà da adesso che grazie a lui ed ad un zio omonimo che inizieranno i lavori di abbellimento della chiesa. Da un memoriale del 1824 rileviamo infatti che in questo quarto di secolo non un Paolo Castorina ma ben due, zio e nipote, Sacerdote e rettore si prodigarono a migliorare la chiesa effettuando notevoli migliorie. Tutto ciò però a condizione che a reggere la chiesa sarebbe stato un membro della loro casa o da loro scelto. Il Sac. Paolo Castorina, discreto scultore aveva personalmente realizzato le statue del San Pietro Penitente con la Maddalena, mentre lo Zio Paolo unitamente alla moglie Anna Cirasulo, che non avevano avuto figli, spesero a beneficio della chiesa officiata dal nipote ingenti somme di denaro. Ben trecento sessanta onze solamente per la realizzazione dell’altare in marmo che oggi possiamo ammirare oltre ai locali per ampliare la sagrestia, le sovra elevazioni della stessa, la porta meridionale, i muri perimetrali ed anche i marciapiedi, oltre alle due statue commissionate al fratello Ignazio Castorina, ovvero il Longino e la Veronica. A queste opere vanno aggiunti i quattro angeli due piccoli e due grandi già presenti nel 1835 opera del sac. Giuseppe. Tra i vari arredi quattro tele di Michele Vecchio di forma ovale di cui oggi rimangono solo tre essendosene persa una già molto tempo fa. Sopravvenuta la morte del Sac. Paolo Castorina, contrariamente a quanto concordato venne eletto quale nuovo rettore Alfio Pantellaro, mentre le sorelle Castorina e Vasta in coerenza con gli accordi presi con il defunto zio e fratello chiedono, ed otterranno che a dirigere la chiesa del Crocifisso sia, almeno fino a quando ve ne sarà qualcuno, un membro della loro famiglia. A occupare l’incarico sarà quindi il sac. Giuseppe Castorina, figlio di Ignazio Castorina (lo scultore), che le sorelle lo definiscono più come un fratello che come un cugino. Giuseppe aveva indossato l’abito solamente nel 1797, anche per lui verranno convocati i parenti per l’assegnazione della sua dote che avverrà nei locali della Curia Spirituale nel marzo del 1802, riceverà gli ordini sacerdotali nel marzo del 1804. Il 18 luglio del 1824 il sac. Giuseppe Castorina viene nominato nuovo rettore della Chiesa del Santissimo Crocifisso del Rinazzo in sostituzione del defunto cugino. Gli inventari degli arredi di questi anni ci mostrano una Chiesa ricchissima e dotata di ogni suppellettile e autosufficiente in ogni suo bisogno che necessita di una gestione molto più articolata. Nonostante le suppliche di Giuseppe Castorina alche gli venga affiancato un collaboratore decisamente più giovane resta al suo fianco l’anziano presbitero D. Mariano Leonardi e sarà per il perdurare di questa situazione di fatto che il 15 gennaio del 1834 Don Giuseppe Castorina lascerà il suo incarico e con esso anche i Castorina usciranno dalla vita della Chiesa che andrà di anno in anno sempre più a scemare nell’oblio. La costituzione del nuovo catasto urbano vedrà scindere i beni appartenenti alla Chiesa da quelli toccanti alla confraternita così da smembrare ulteriormente ciò che era stato un sol corpo fino a quel momento. Ma a modificare l’immutato stato di cose protrattosi per secoli sarà la nascita della linea ferroviaria e la nascente stazione nonché la realizzazione del primo tratto della Via Salvatore Vigo (1885-90). Un po’ alla volta quei luoghi ameni svanirono lasciarono posto ad enormi ed invasivi palazzi di cemento armato che oggi soffocano senza alcun rispetto quei luoghi, ne mortificarono i confini ed amputarono le parti. La Confraternita stessa ancora appena accennata nel 1872 era del tutto inesistente nei primi anni del novecento e ben presto scomparve. La Chiesa priva dei suoi beni, della Confraternita, dei suoi censi e dei suoi sostenitori andò scemando nel ricordo di quel passato per nulla lontano ma non smise di accogliere i fanciulli dell’oratorio estivo o i ragazzi del seminario. Sarà in tempi recentissimi che inspiegabilmente si deciderà di chiuderne le porte per consentirne un utilizzo diverso da quello legittimo dopo uno svuotamento di ogni suo bene. La volontà dei fedeli, che mai è venuta meno, ha finalmente riottenuto la sua Chiesa che dallo scorso anno è stata riaperta al pubblico culto, ed oggi oltre ai suoi beni cercheremo di restituirle anche la sua Storia.

©Aurelio Grasso #Acireale #Chiesa SS Crocifisso

foto d’epoca Aurelio Grasso

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