Le radici profonde non gelano. (J.R.R. Tolkien – citazione appresa dal mio amico avv. Nando Gambino)
L’immiserimento di una collettività non penso si deduca dal calo della media dei depositi nelle banche locali: la vedo nella volontà insita nella gente di conservare integra la propria dignità, malgrado eventi sfavorevoli contingenti.
Non sono il rappresentante di un ceto intellettuale o di una classe dirigente: ho per 50 anni svolto un ruolo marginale, schivo, il tipico casa e lavoro. Pochi chilometri distante da Acireale mi consentivano di seguire con volontario distacco le vicende della mia Città.
Abitavo al confine tra le Gurne e Gazzena, sul mare dove si affaccia la “Petra ‘o Palummu” e da lì sono poi tornato ad Acireale ed ho iniziato (purtroppo per qualcuno) ad interessarmi della nostra Città.
La nostra costa è piena di scogli con un nome datogli dalla fantasia popolare, vale per tutti la Petra Sappa che il nostro Mario Vasta usa come pseudonimo.
Acireale è vissuta in simbiosi, malgrado il dislivello della Timpa, col suo mare, gli Acesi sono orgogliosi della propria Riviera dal Pescheria a Fago.
La demolizione dell’ecomostro è il giro di boa, necessario e non più rinviabile: la Città di Acireale si riappropria della propria costa, della propria bellezza, della propria dignità.
Grande merito alla Amministrazione Barbagallo per cui la demolizione è una realtà in corso ed anche alla iniziativa del Sindaco emerito Nino Garozzo che a suo tempo ha contribuito ai presupposti affinchè si potesse fare tutto questo.
In quel sentiero nella Timpa, quello che scende verso la Pietra Monaca (il sentiero delle lavandaie), risalendo dopo avere ammirato uno scorcio di Timpa mai visto prima, avevo la consapevolezza che Acireale potesse rinascere.
Rinascere dai suoi limoni, ulivi e melicucchi(bagolari) .
Il frutto del melicucco che ci rappresenta: la polpa esterna dolce e sotto il duro nocciolo a simboleggiare la nostra tenacia e la nostra caparbietà.
Testa di trunzo a volte è un gran bel complimento.
(foto Laura Di Mauro)