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SOLAMENTE UN FATTO DI CRONACA LOCALE, di Ivan Bui

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“Ricky, smettila di infastidire la signora Bruna.” Il tono era di chi sapeva che la raccomandazione era superflua, l’abitudine di una mamma premurosa e apprensiva. Magari, Riccardo infastidisse qualcuno, undici anni, ottimi voti a scuola, educato, con un talento incredibile per il disegno, ma totalmente privo di interessi per qualsiasi cosa che non fossero colori e matite. Non frequentava altri ragazzini, non amava il calcio, i giochi elettronici lo lasciavano indifferente, stava sempre in disparte, era raro vederlo parlare con qualcuno, unica eccezione, la signora Bruna, la loro vicina di casa. Soprattutto dopo la disgrazia. Una disgrazia che aveva scosso l’intera comunità.

INCREDIBILE MORTE DI UN ENTOMOLOGO. Il titolo del giornale locale.

Il Professor Vincenzo Nigro, trentasette anni, nativo di Salerno, ma residente da molti anni nella nostra città, muore in circostanze inverosimili. Appassionato di pesca, era solito trascorrere il sabato pomeriggio sulla riva del Po, che raggiungeva in bicicletta, l’altra sua grande passione. Pochi chilometri, una strada secondaria, tra campi coltivati e lunghi filari di vigna. Sembra avesse scelto un luogo ai piedi dell’argine, raggiungibile senza particolari difficoltà, scendendo per circa trenta metri, un sentiero in mezzo ad una fitta vegetazione. La dinamica dell’incidente, almeno stando alla ricostruzione dei carabinieri, è banale quanto tragica, l’uomo mentre tentava di risalire per rientrare, è scivolato ed ha battuto la testa in uno dei sostegni di cemento, una sorta di attracco di fortuna, morendo sul colpo. Ad accorgesi dell’accaduto, due pescatori in barca, transitati vicino al luogo della tragedia. Una morte assurda che ha profondamente colpito la nostra collettività, il professore era persona molto stimata e conosciuta non soltanto per il suo lavoro all’Università ma anche per le molteplici attività di volontariato.
Tutti avevano sofferto per quella morte assurda. Tutti, o quasi, perché Ricky, in realtà non aveva in simpatia Vincenzo, anzi, quando ripensava a quei pomeriggi d’estate, appostato nei pressi della finestra della camera da letto, sente ancora Bruna che si lamenta, il suo ansimare, ………… prova ancora quella rabbia, quel senso di impotenza. Avrebbe voluto essere forte come gli eroi dei fumetti per poterlo fermare. Un giorno lo aveva perfino seguito per tutto il tragitto fino al fiume per parlargli, per chiedergli di smettere di far del male a sua moglie, ma alla fine gli era mancato il coraggio.

Adesso però c’era lui vicino alla signora Bruna, la accompagnava al cimitero, l’aiutava a sistemare il giardino, faceva i compiti mentre lei sbrigava le faccende. Era tutto così bello, l’unica cosa triste era la sera, quando doveva rientrare, ma si rinchiudeva subito nella sua stanza a disegnare. “Ricky vieni a cena” grida la mamma, che non riesce a smettere di preoccuparsi per quel ragazzino così dolce e così indifeso.

“Arrivo, metto in ordine i disegni.” Apre la cartellina e comincia a infilarci i fogli: Bruna che ride, Bruna che annaffia i fiori, Bruna appoggiata al cancello, un paesaggio con il fiume sullo sfondo, un uomo che tenta di risalire l’argine, la sagoma di un altro uomo, no, si direbbe un bambino che lo spinge con una lunga canna. Bruna che si asciuga i capelli.

“Mamma, mi lavo le mani e arrivo.”

racconto di IVAN BUI

#fancityliberinavigatori

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