L’Italia è ancora un paese di uomini che odiano le donne. Un posto in cui esistono ancora uomini che non concepiscono altro mezzo per rapportarsi con le donne, che non sia la violenza.
In Italia muore “d’amore” una donna ogni due giorni.
Ma il problema della violenza di genere non è solo un problema italiano, perché l’omicidio è la prima causa di morte delle donne nel resto d’Europa e nel mondo. Non sono quindi gli incidenti stradali, nè il cancro o l’AIDS, a sterminare le donne. Non è la fame, ma l’omicidio.
Nonostante la tragicità della situazione, parlare di femminicidio in Italia è ancora un tabù. Ma in presenza di numeri così importanti non si può, e non si deve più prescindere dal dire ad alta voce che si tratta di violenze perpetrate dagli uomini sulle donne. Riconoscere il femminicidio come fenomeno antisociale significa avere il coraggio di chiamare finalmente le cose con il proprio nome e prendere atto della realtà, per quanto drammatica sia.
si sente sempre più spesso, anche da voci autorevoli disquisire sul termine femminicidio, o criticare le donne che scendono in piazza definendole “donnette” “perchè i problemi non si risolvono così” e come si risolvono se non prendendone coscienza, e farla prendere agli altri? La mancanza di questo riconoscimento non farà che aggravare la condizione delle potenziali vittime di queste violenze, perché sottovalutare la connotazione di genere di questi atti, contribuirà a confinare coloro che li subiscono nella solitudine del silenzio. E il silenzio omertoso nel quale si consumano è la linfa da cui queste atrocità traggono incessante nutrimento.
In moltissimi casi le donne vittime di femminicidio hanno in precedenza subìto ripetute violenze fisiche e psicologiche, economiche, sessuali, o sono state vittime di mobbing e stalking. E questi atti, nella maggioranza dei casi, non vengono neanche denunciati.
Compito delle istituzioni deve essere quello di porre le condizioni necessarie affinché le pari opportunità siano garantite in maniera effettiva ed efficace, in modo tale da consentire il raggiungimento di un equilibrio stabile nelle relazioni sociali tra uomo e donna.
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