Certo, erano pochi gli studenti alla manifestazione del 25 Novembre.
Colpa di chi? Dell’organizzazione, che non si è mossa abbastanza velocemente. Dei dirigenti scolastici e dei docenti, che hanno quasi ignorato l’argomento. Della cultura media, dalla superficialità di chi ha pensato che la lotta al femminicidio sia una cosa da femministe (che si sa, sono persone brutte), contro il maschio. Dell’universo intero forse.
Non siamo più negli anni ’70 e questi argomenti non riempiono più pomeriggi infiniti e sere di riunioni-assemblee. Lottare, ma per cosa? I nostri genitori hanno fatto il 68, eppure siamo ancora qua, con una donna ammazzata ogni due giorni. Certo, mica è stato inutile! Ma alla fine, i ragazzi lo sanno, vincono sempre i poteri forti.
Eppure, eppure…qualche studente c’era. E quelli che c’erano hanno inciso, e parecchio, sulla manifestazione. A parte il video molto bello (“Fermiamo la violenza!” https://www.youtube.com/
a parte l’intervento sul palco, quello striscione. Quello striscione che dice TUTTO. Che coglie perfettamente l’essenza del problema, lo mette tutto dentro una frase.
Le manifestazioni del 25 Novembre servono a far capire che esiste un problema sociale che prescinde dalla “normale” violenza, un problema culturale. Anche se non sono un uomo violento, tu sei una cosa, sei una cosa mia, se mi lasci ti ammazzo. E siccome non sono un violento, siccome ho un buon avvocato, non è stato altro che un raptus, un momento di follia. No, non è così. E’ la volontà di controllo su un’altra persona, considerata come cosa. In una frase: “Il femminicidio non è follia, ma volontà di controllo”.
#stopfemminicidio