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sabato, Maggio 4, 2024
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Storia d’Italia – La 4 giornate di Napoli

Alla fine di settembre 1943, proprio quando Mussolini firma l’atto costitutivo della Repubblica di Salò, la città di Napoli si solleva contro i tedeschi in quattro epiche giornate. Al momento dell’armistizio le truppe tedesche in Campania contano almeno ventimila uomini. Le truppe della piazza di Napoli sono comandate dal colonello Hans Scholl. La città è sotto i bombardamenti alleati. I tedeschi in ritirata seminano il terrore tra la popolazione civile.  Al C.L.N. di Napoli che chiede armi, la prefettura e il comando Territoriale si oppongono perchè “una volta armati i cittadini sarebbe difficile disarmarli”. Ma nelle strade si spara già: scontri tra soldati italiani e tedeschi, assalti isolati di civili con bombe a mano e colpi di fucile dalle finestre e dai tetti. Ma i tedeschi restano saldamente in città. Il comandante tedesco prescrive il lavoro obbligatorio per le classi dal 1910 al 1925 disponendo lo sgombero della fascia costiera da Posillipo a San Giovanni a Teduccio per una larghezza di trecento metri; Pochissimi si presentano per il servizio de lavoro obbligatorio. I tedeschi reagiscono scatenando una caccia all’uomo e circa ottantamila uomini cadono nella retata.

E’ il 27 settembre; comincia la rivolta. Le prime fucilate sono sparate al Vomero; ma presto tutta la città partecipa alla battaglia mentre corre voce di un imminante sbarco anglo-americano. Un reparto tedesco è asseragliato allo stadio del Vomero con 47 ostaggicivili. Il comando dei patrioti viene assunto dal capitano Vincenzo Stimolo mentre la direzione politica passa nelle mani del’anzioano professori comunista Antonino Tarsia (M.a.v.m.) e dal pittore liberal-cattolico Edoardo Pansini. Dopo un’intera giornata di combattimento si giunge a un accordo tra le parti, in base al quale i tedeschi accettano di ritirarsi con i loro feriti e i bagagli, rilasciano gli ostaggi. Alla Pigna il cap. Giovanni Abbate riesce a bloccare una coolonna di autoblindo; al Vasto è impedito il passaggio agli automezzi tedeschi; a Materdei la popolazione scongiura il saccheggio di una fabbrica di scarpe; al Ponte della Sanità sono messi in fuga i guastatori incaricati di minare l’acquedotto; al Museo si verifica una sanguinosa incursione di carri armati; ai Vergini alcuni cittadini avviati alla fucilazione sono salvati da un gruppo di patrioti; a Capodichino una colonna di carri Tigre resta inchiodata dal fuoco di una batteria riattivata sulla collina di Moiarello. La reazione tedesca è rabbiosa: a Ponticelli e ad Acerra decine di persone sono fucilate. Alla Masseria vomerese di Pezzalonga 13 giovani e una contadine vengono massacrati. I cescchini fascisti dai tetti e dalle finestre completano l’opera terroristica dei tedeschi. Il 1° ottobre  1943 Napoli si libera completamente dai tedeschi e i primi automezzi alleati possono giungere preceduti e scortati da cittadini armati.

Alla città di Napoli viene conferita la medagli d’oro al valor militare

«Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un’impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle “Quattro Giornate” di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria.»
— Napoli, 27 – 30 settembre 1943

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