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domenica, Maggio 5, 2024
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Vivibilità, 22 mesi per muovere il primo passo. La sconfitta del programma di CambiAmo Acireale è ormai evidente.

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Finalmente abbiamo una data certa, dopo un anno e dieci mesi l’amministrazione Barbagallo compie un passo verso la direzione ignota dei sogni.  Nello “speech” del sindaco Barbagallo al consiglio comunale ci vogliamo soffermare su alcuni passaggi che abbiamo considerato chiave nella ultradecennale vicenda dell’isola pedonale.

Questo l’incipit dell’intervento in consiglio comunale  del sindaco Barbagallo: “Oggi si parla di un argomento fondamentale, argomento molto importante per la nostra città: la chiusura del centro storico”.

Il primo dato che emerge è ovvio, ovvero il sindaco Barbagallo indica come “argomento molto importante” la chiusura del centro storico al traffico veicolare e lo fa dopo 22 mesi dal suo insediamento, dopo che sono state discusse in aula una montagna di sogni frutto delle fantasie politiche di parecchi consiglieri comunali, dopo che abbiamo dovuto assistere a matrimoni e funerali con le automobili in fila insieme alla sposa e al povero defunto.  Argomento molto importante e complesso che richiede la sinergia di tutti e non certo solamente dei rappresentanti degli esercenti e dei commercianti. Sarebbe il caso di ascoltare anche e soprattutto le necessità dei cittadini anche di quelli che non appartengono alle categorie sopraindicate. Diciamo semplicemente cittadini.

Continua così il sindaco di Acireale. Barbagallo: “… prima di chiudere un’area piuttosto che un’altra occorre fare un ragionamento di tipo scientifico rispetto ai flussi e rispetto all’area preposta alla chiusura”.

Il sindaco si riferisce alla redazione del PUM e del PUT e poi, immagina, che sulla scorta di tali studi si possa determinare, automaticamente, quale area destinare alla chiusura. Il sindaco indica, poi, la via Romeo e la via Genuardi anticipando così le conclusioni del PUM e dimentica di citare, ed è clamoroso, la piazza Duomo e piazza Lionardo Vigo. Ovvero immagina di iniziare i suoi esperimenti lasciando fuori da tali momenti di gloria urbana proprio piazza Duomo. E’ incredibile ma sembra proprio così. Ovvero quando si chiuderà qualche strada al traffico (il sindaco indica tra sei/otto mesi) queste dovrebbero essere le due strade ai fianchi di piazza Duomo e indica come motivazioni che già “vi sono degli esercizi commerciali di somministrazione”.  Insomma se c’è un locale si potrebbe chiudere se non vi sono locali ma solamente chiese e cattedrali e la splendida facciata del Palazzo di Città allora è meglio ritirare il numero e mettersi in coda. Ovviamente così si pensa di dare sostegno ai locali (chiudendo al traffico) e si continuano a lasciare fuori i cittadini che, capita agli umani, vogliono fare una passeggiata con i figli senza imbottirsi di piombo.

Altro passaggio degno di essere riportato e quello relativo alla crisi Italia. Renzi dice che le famiglie si stanno arricchendo ed il sindaco, giustamente in questo caso, ricorda la crisi con queste parole: “Viviamo un momento particolare, perché c’è una crisi generale del sistema Italia ed una crisi del nostro sistema economico locale, per la globalizzazione che ha danneggiato il nostro sistema produttivo, una realizzazione esagerata di nuove abitazioni che di fatto non ha portato altro che alla desertificazione del nostro centro storico…”. Sembra proprio il momento in cui dalle curve si accendono i fumogeni. Una cortina multicolore e inutile si alza per coprire la visione della realtà. Cosa c’entra la globalizzazione con la crisi del piccolo commercio cittadino? Ed ancora, la stessa crisi dovrebbero viverla tutti i centri cittadini ma non è così. Catania si risveglia nel commercio così come Ragusa e tanti altri centri che, al contrario di Acireale, hanno investito in cultura chiudendo i centri storici al traffico veicolare e potenziando l’offerta culturale. La crisi di cui parla il sindaco Barbagallo è presente e morde forte ma non è certo il dato su cui riflettere se chiudere o meno il centro alle marmitte e la supercorsa edilizia non ha certo “desertificato il centro”. E’ noto che chi vive al centro non si è trasferito in una palazzina di recente costruzione.

Quello che si doveva fare sin da subito era chiaro ed evidente. Redigere immediatamente il PUM e il PUT, nominare un assessore dopo le dimissioni di Pietropaolo, potenziare il parcheggio “cappuccini”, due bus navetta e chiusura di piazza Duomo e piazza Lionardo Vigo.  Una formula semplice senza tanti masturbazioni mentali e senza fingere di “cercare soluzioni scientifiche” perché tutte le città del mondo civile hanno già, da oltre due decenni, intrapreso questo percorso. Ma noi siamo le “Galapagos” e viviamo in un microclima culturale tutto nostro e tutto viola come il “trunzu”.

(mAd)

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