Il 1° aprile 1748, esattamente 267 anni fa, l’antica città di Pompei tornò alla luce grazie agli scavi archeologici decisi da Carlo di Borbone.
La città, in latino Pompeii, ha origini antiche quanto quelle di Roma: una migrazione di abitanti dalla Valle del Sarno, discendenti dai mitici Pelasgi, formò un primitivo insediamento ai piedi del Vesuvio.
Nell’estate del 79 d.C. (primo anno di regno dell’imperatore Tito, cfr. Cassio Dione V) Pompei fu sommersa da una pioggia di cenere e lapilli (e non lava, come spesso viene riportato) che, salvo un intervallo di alcune ore, cadde ininterrotta fino a formare uno strato di oltre tre metri. La data di questa eruzione ci è nota in base a una lettera di Plinio il giovane e dovrebbe corrispondere al 24 agosto.
Il 1° aprile 1748 nell’area degli scavi archeologici fu portata alla luce l’antica città romana sommersa dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. L’improvvisa pioggia di cenere, polvere e lapilli hanno cristallizzato la città e la sua tragedia, preservandole nei secoli.
Il sito di Pompei, che nel primo decennio del nuovo millennio è stato visitato costantemente da oltre due milioni di persone all’anno, è risultato essere nel 2013 il secondo sito italiano per numero di visitatori, Nel 1997, per preservarne l’integrità e sottolinearne l’importanza, le rovine, gestite oggi dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, insieme a quelle di Ercolano ed Oplonti, sono entrate a far parte della lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO
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