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18 maggio 1939, nasceva Giovanni Falcone

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Un magistrato che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia, per molti il più alto esempio italiano diuomo delle istituzioni. Tra i primi a parlare di Cosa Nostra come “organizzazione parallela allo Stato”, i suoi metodi di lavoro innovarono l’attività investigativa.

Nato a Palermo, conseguita la laurea in Giurisprudenza con lode all’Università di Palermo, nel 1964 vinse il concorso in magistratura e ricoprì per circa dodici anni il ruolo di sostituto procuratore presso il Tribunale di Trapani. Chiamato dal giudice Rocco Chinnici (vittima di un attentato insieme alla scorta) a investigare sulla criminalità siciliana e sui contatti con quella americana, nel 1982 entrò nel pool antimafia ideato dallo stesso Chinnici e diretto da Antonino Caponnetto.

Insieme con altri colleghi, su tutti l’amico fidato Paolo Borsellino, inaugurò un nuovo approccio nelle indagini, attraverso un’efficace gestione dei pentiti. Uno di questi, Tommaso Buscetta, gli svelò la struttura tentacolare della cupola siciliana, dando un contributo decisivo all’organizzazione del primo, storico, maxiprocesso alla mafia. Il procedimento si aprì il 10 febbraio del 1986, portando alla sbarra oltre 400 imputati, tra cui boss latitanti come Riina e Bernardo Provenzano.

Seguirono anni di delusioni, come la mancata nomina a successore di Caponnetto e lo scioglimento del pool, e di veleni, legati alle lettere anonime del famigerato “Corvo” e alle invidie dei colleghi (da cui l’espressione “palazzo dei veleni” per indicare la Procura di Palermo). Scampato a un primo attentato nel 1989, nella sua villa all’Addaura, fu nominato Procuratore aggiunto di Palermo dal CSM e in seguito chiamato a dirigere la sezione Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia, presieduto da Claudio Martelli.

Accusato da molti di brama di potere, per la sua candidatura a coordinare il nuovo progetto di una Superprocura antimafia (ideato insieme con Martelli), ricevette l’incarico di “superprocuratore” il 22 maggio del 1992. Il giorno dopo perse la vita, con la moglie e tre agenti della scorta, nella tragica strage di Capaci, di cui furono accusati, come mandanti, Riina e Provenzano. “Medaglia d’oro al valor civile”, nel 2006 venne inserito dal settimanaleTime tra gli eroi degli ultimi 60 anni.

#fancityaccaddeoggi

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