Era l’11 luglio 1995 quando migliaia di musulmani bosniaci furono uccisi da parte delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić nella zona protetta di Srebrenica che si trovava al momento sotto la tutela delle truppe olandesi dell’ONU. Verso il 9 luglio 1995, la zona protetta di Srebrenica e il territorio circostante furono attaccati dalle truppe della Vojska Republike Srpske, e dopo un’offensiva durata alcuni giorni, l’11 luglio l’esercito serbo-bosniaco riuscì ad entrare definitivamente nella città di Srebrenica. Gli uomini dai 12 ai 77 anni furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani, apparentemente per procedere allo sfollamento, in realtà vennero uccisi e sepolti in fosse comuni. I responsabili politici e militari della strage sono rimasti largamente impuniti: solamente sei dei 19 accusati dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia per il massacro di Srebrenica sono stati finora processati. Secondo le istituzioni ufficiali i morti furono oltre 8.372, sebbene alcune associazioni per gli scomparsi e le famiglie delle vittime affermino che furono oltre 10000. Durante i fatti di Srebrenica i 600 caschi blu dell’ONU e le tre compagnie olandesi Dutchbat I, II, III non intervennero: motivi e circostanze non sono ancora stati del tutto chiariti.