Nel 1945 Enrico Piaggio, proprietario della grande azienda allora leader in Italia nella produzione di motori d’aereo e di quadrimotori da bombardamento e armamenti,si trovò di fronte ad uno scenario post conflitto paradossale, che lo colpì come italiano e imprenditore. Se, da una parte, la guerra aveva devastato il Paese, comportando la mancanza di lavoro, di mezzi di trasporto, di strade e – per quanto riguarda la Piaggio – la distruzione dello stabilimento di Pontedera in Toscana, dal quale i tedeschi avevano trasferito in ritirata macchinari e centro studi nello stabilmento di Biella, dall’altra, gli italiani erano desiderosi di ricominciare una nuova vita e di riallacciare contatti umani.
Proprio in questo frangente, Enrico Piaggio ebbe la sua brillante intuizione: perchè non dare la possibilità agli italiani di spostarsi liberamente, magari su due ruote, con un mezzo semplice, economico e di minimo consumo? Fu così che Piaggio incaricò l’ing. Corradino D’Ascanio, progettatore di elicotteri, di inventare un mezzo inedito. D’Ascanio, che conosceva la motocicletta solo da un punto di vista velocistico sportivo , decise di progettare un veicolo seguendo criteri personali: lo pensò, infatti, per una persona che non era mai andata in moto e ricercò, quindi, una serie di accortezze che rendevano il mezzo accessibile e facilmente manovrabile da tutti.
La prima Vespa aveva una cilindrata di 98 cm3, motore a due tempi, tre marce, accensione a volano magnete, potenza max 3,2 cavalli a 4500 giri che consentivano una velocità massima di 60 km/h e il superamento di pendenze del 20%. Costava all’epoca 68.000 lire e si comprava a rate in una concessionaria Lancia: questo perché nel ’46 non era stata ancora creata una rete di distribuzione Piaggio.
Il prezzo di 68.000 lire, che oggi fa sorridere, equivaleva a diversi mesi di lavoro di un impiegato. Nonostante ciò, la possibilità del pagamento rateizzato fu uno stimolo notevole per le vendite: la Vespa è stato il primo impulso alla motorizzazione di massa in Italia, prima ancora dell’avvento dell’altra grande protagonista, la Fiat 500. Il successo fu tale che già nel 1956, in un Paese uscito distrutto dalla guerra e con grandi difficoltà economiche, si raggiunge la produzione di un milione di esemplari.
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