Siamo agli inizi della storia del calcio, quello stesso calcio che oggi sposta ingenti somme di denaro per il costo degli atleti (e per le loro retribuzioni) e per i diritti televisivi. Il calcio è già presente nei Giochi Olimpici e l’Uruguay è il vincitore del torneo del 1924 e 1928, così quando si decide di creare un torneo mondiale di calcio, la scelta cade sul paese sudamericano.
Siamo anche nel periodo, purtroppo breve, tra le due Guerre, subito dopo la grande crisi del ’29 e quando i calciatori hanno un altro lavoro, difficile da lasciare per due mesi. Altri tempi e infatti poche nazioni comunicano la loro partecipazione ad una competizione sportiva, destinata in poche edizioni a catalizzare importanti attenzioni mediatiche, politiche e finanziarie.
Dalla nave Conte Verde, partita da Genova, sbarcano dopo quasi 15 giorni di traversata (e di allenamenti) i calciatori delle uniche squadre europee interessate: Belgio, Romania, Jugoslavia e Francia (con il transalpino Lucien Laurent autore della prima rete della storia dei Mondiali).
Le tredici nazionali partecipanti sono divise in quattro gironi. In finale arrivano Uruguay e Argentina, con i padroni di casa che prevalgono per 4 a 2, diventando i primi campioni del mondo di calcio. Non essendoci ancora sponsor ad imporre divise e palloni, la disputa su chi deve scegliere il pallone è risolta, salomonicamente dalla FIFA, giocando il primo tempo con quello argentino e il secondo con quello, pare più pesante e spesso, dei padroni di casa.
Le due successive edizioni sono poi vinte dall’Italia.
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