lunedì, Aprile 29, 2024
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Acireale. Il degrado è la ricetta per governare la città.

galatea-trunzuNon potremmo spiegare altrimenti la tolleranza al degrado, all’incuria, all’inciviltà se non con un ritorno di consensi e di gradimento. Si, va detto, a tanti piace una città sommersa dalla smog, dal traffico mai veramente gestito e regolato, una città dove, essenzialmente, puoi fare come ti pare. Abbandonare la spazzatura agli angoli della strada (divani e lettini compresi), lanciare carta e cicche dal finestrino dell’automobile con la musica neomelodica che accompagna le “vasche” al corso Umberto della Repubblica delle Banane.

Ad Acireale il degrado fa consenso, l’inciviltà è maggioranza, la volgarità impera in ogni angolo di strada, le barriere architettoniche vengono erette ogni santo giorno dagli incivili che sono una maggioranza strepitosa nella città dei preti, dei nobili con titolo acquisito, nella città del cemento e dell’applauso convinto al brutto e alla prepotenza.

Una città volgare, pessima nei modi, arrogante nelle sue dinamiche. Un luogo che esprime quella mafiosità sicula che diventa prepotenza quotidiana, quel luogo che dall’auto in corsa non si riesce a vedere il barocco, la città delle “meraviglie” battezzata così con l’ironia del meridionale che si arrende.

E se prima la domenica si poteva camminare senza farsi una doccia al pm 10, oggi neanche questo. Ogni passo un conato di vomito, ogni momento sociale un urlo per superare il rumore dei clacson e delle marmitte. Qualche imprenditore ci prova ma la vita sociale è stata abolita tanti anni fa grazie ad un massiccio voto clientelare che ha sterilizzato il territorio e seppellito il senso di comunità. Acireale è quel luogo dove il concetto di pubblico assume il significato di nulla, dove la vita sociale (tipica delle città) è divelta dalla volontaria gestione della cosa pubblica al solo fine di accontentare i “testoni” di tipica marca del trunzu acitano.

La città che non differenzia (“andiamo a buttare la spazzatura ad Acireale”), la città che non respira, che erige barriere, che incassa il silenzio e la condivisione di una tribù di vandali che schiaccia ogni pensiero innovativo, una città del quarto mondo, dove il concetto di vivibilità è come un incubo.

Per questa città non basta un governo, non basta quel tanto di buona volontà sarebbe, invece, necessario iniziare a dare un impulso vero per la crescita culturale, per la crescita civica. Ma non è così e tanti anni ancora dovranno passare prima che un sindaco e la sua giunta siano in grado di promuovere una vera, forte, rivoluzionaria azione civica.

Acireale è il silenzio della vivibilità, è luogo di maschere… tutto l’anno.

(mAd)

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