La recente delibera di Giunta relativa all’approvazione di un piano costruttivo per abitazioni, in un’area di Acireale precedentemente destinata a scuole ZTO I del piano regolatore di Acireale, riaccende l’annosa questione sulla vetustà del nostro strumento urbanistico e sulla necessità di riadeguarlo alle attuali esigenze della città.
Il Piano regolatore di Acireale vide i suoi primi vagiti nel 1980, in piena “ guerra tra bande”tra le varie anime della Democrazia Cristiana acese e tra gli interessi concorrenti di una ricca borghesia agricola in cerca di una nuova identità.
L’avvio del Prg però fu solo un obbligo di legge, perché per l’approvazione finale occorrerà attendere il 2003 e l’invio di un commissario da Palermo, insomma ce lo siamo dovuti “calare”, perché la politica non riusciva a mettersi d’accordo su come spartirsi il territorio.
Ma per avere uno strumento urbanistico che avesse un minimo di esecutività occorre attendere ancora che le modifiche richieste dal Comitato Regionale Urbanistica fossero adottate e così arriviamo al 2005.
Si trattava di un’altra epoca, la crisi agrumicola era già in atto, vittima della globalizzazione imperante che univa i mercati, ma solo nell’interesse dei mercanti, le Terme stavano per esalare l’ultimo respiro soffocate dai debiti e dal clientelismo e la città provava a reinventarsi nell’ars edificatoria che avrebbe cambiato il volto delle periferie lasciando il centro storico inviolato ed inviolabile.
Quello di non intervenire sulla perimetrazione del centro storico fu un grosso errore che ancora oggi vincola la ristrutturazione di immobili fatiscenti alle stesse norme che tutelano la Cattedrale, rallentando qualunque attività di rigenerazione urbana che una città moderna richiede.
Dopo il 2005 i tentativi di rimettere mano al PRG sono stati molteplici e tutti straordinariamente falliti, si è proceduto senza una visione organica almeno fino al 2014, quando la Giunta Barbagallo incarica il Prof. Gravagno dell’Università di Catania per la consulenza nella rivisitazione del piano.
Piano che nel frattempo era già obsoleto da anni, con decadenza dei vincoli, fenomeno che determina il proliferare delle famigerate zone bianche, una sorta di limbo urbanistico in cui cadono le aree dopo 5 anni dall’approvazione del piano senza che sia stato edificato nulla .
Acireale ne è piena e potrebbero rappresentare una vera bomba ad orologeria per l’amministrazione che sotto le pressioni dei privati potrebbe dover risarcire i danni per aver bloccato a tempo indeterminato i terreni .
Oggi a due anni dalla sindacatura che doveva cambiare il cambiamento, l’iter di revisione del prg è tutt’altro che avviato, la convenzione avviata dalla precedente amministrazione, e che aveva prodotto l’Urban center e decine di tavole progettuali per ridisegnare una città moderna, è stata interrotta sostituita dalla nuova convenzione con lo stesso dipartimento ma con diversi relatori.
Tale scelta che , sembrerebbe celare un incarico professionale passato per collaborazione tra enti pubblici, stenta a decollare nonostante l’arringa del suo difensore d’ufficio in Consiglio Comunale, forse UniCt non è proprio convinta di aver fatto la scelta giusta o forse il virus degli interessi concorrenti ha avuto di nuovo il sopravvento, non lo sappiamo.
Una cosa che però sappiamo e che tutta la città deve sapere è che il Piano Regolatore se non lo fa l’ufficio tecnico ed il Consiglio Comunale lo faranno gli avvocati dei privati ed il TAR, perché come diceva qualcuno, in natura il vuoto non esiste e bisogna pur riempirlo soprattutto in città.
Fabio D’Agata