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Chiude la DACCA. Finisce la storia della nota azienda di Aci Catena

Non ce l’ha fatta la Dacca. Una delle principali aziende italiane di stoviglie monouso è stata prima ferita a morte dalle leggi europee e dalle campagne plastic free e poi finita dal fallimento del Gruppo Abate.

L’azienda di Aci Catena fondata agli inizi degli anni 70 oggi ha chiuso i cancelli e sospeso le attività. Restano a casa 100 lavoratori.

Per i meno ottimisti era una morte annunciata.

Nei mesi scorsi la direttiva europea che fin dai prossimi anni vieterà l’utilizzo della plastica monouso aveva già fatto registrare un calo nelle vendite, ma la crisi della grande distribuzione e il fallimento della Roberto Abate Spa hanno prodotto un crollo del fatturato e reso vana ogni speranza.  

Lo scorso agosto la Dacca aveva già ridotto il personale. A dicembre era stata presentata alle organizzazioni sindacali la procedura per la cessazione dell’impresa, ma si guardava ancora a un piano di riconversione aziendale.  Un nuovo piano industriale probabilmente troppo ambizioso; riconvertire la produzione e renderla biosostenibile, investire su macchinari e formazione del personale si è evidentemente rivelato inconciliabile con la situazione economica dell’azienda.

E’ una catena nefasta e inesorabile per un territorio in piena crisi economica e occupazionale.

E’ una giornata tristissima. Tramontano le ormai storiche 100 lire stampate su piatti e bicchieri, si arrende l’ex colosso catanese e troppe famiglie perdono ancora una volta il loro diritto al lavoro.

Salvaguardare l’ambiente è importantissimo, ma questa faccia della medaglia è amara. Forse ci sarà meno plastica da buttare e/o riciclare, ma viene a mancare un pezzo importante dell’imprenditoria siciliana e ancora una volta ci saranno tanti disoccupati in più.

(L.C.)

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