Analizzando i risultati elettorali del 4 Marzo appare evidente che Nicola D’Agostino non ha dato nessun apporto significativo al risultato del PD e che contemporaneamente D’Agostino, in veste di candidato del PD, ha ottenuto un risultato estremamente inferiore ai suoi precedenti successi, quindi senza alcun ulteriore contributo del PD.
Resta da capire se questo è dovuto al tracollo del PD e dei suoi candidati come nel resto d’Italia o esiste una specificità acese di incompatibilità tra la base tradizionale del PD e Nicola D’Agostino ed il suo seguito.
La lista del PD alla Camera ad Acireale ha ottenuto il 9,7%. Evidente che i voti personali di D’Agostino non si sono riversati nel PD, infatti il 30% dei voti che ha raccolto all’uninominale non sono andati a finire nelle liste che lo appoggiavano, una percentuale altissima. Per gli altri due candidati (5 stelle e cdx) questi valori sono del 5% e del 2%, un ordine di grandezza più bassi. Stranamente lo stesso fenomeno si è verificato, in parte, anche per Burtone.
Anche per i 5 stelle, dove c’è una sola lista, gli elettori hanno sbarrato il simbolo del partito. Non nel caso di D’Agostino, i suoi elettori hanno votato solo LUI. Scelta consapevole di gente che vede il PD come fumo negli occhi e non ci poggia neanche la matita? Indicazione arrivata dall’alto per misurare la propria forza? Non lo sapremo mai.
Resta il fatto che la percentuale del PD alla camera, il 9,7%, è più bassa di quella al senato: 9,9%. Ed è molto più bassa di quella delle Regionali di Novembre dove il PD arrivava al 12,14% (ha perso in assoluto 500 voti con un numero minore di votanti). Senza contare il 19% di Sicilia Futura.
Alla camera nel 2013 il PD era al 13,57%, una debacle anche rispetto a quel risultato. Possiamo quindi dire che il risultato per il PD è stato sconfortante.
Vediamo adesso il viceversa, se cioè la performance elettorale dell’onorevole è stata positiva o in qualche modo questo matrimonio è deleterio anche per lui.
Il risultato di D’Agostino è estremamente negativo. Il confronto più facile è rispetto ai voti raccolti nelle regionali di 4 mesi fa dove era candidato come deputato, mentre il numero complessivo di voti raccolti è leggermente superiore 4.572 contro 4.172, guardandoli in percentuale ai votanti c’è un crollo, si passa dal 22% al 12%. In più c’è un aspetto ancora più importante, nelle regionali la sfida era fra 12 liste con 13 candidati ciascuna, moltissimi agguerriti e raccogliere il 22% è stato sicuramente un successo. Raccoglierne solo il 12% in una corsa a 3 dovrebbe essere ancora più inquietante per lui.
Il target di riferimento minimo da raggiungere doveva essere il 22% raccolto da Micari nella corsa a 3 a Presidente della regione, candidato semisconosciuto trascinato dalle liste. Lontanissimi gli 8.500 voti ed il 35% raccolto da tutte le liste che correvano a supporto di Micari, ma anche i 7.500 voti delle liste di Sicilia Futura e del PD della cui unione è stato uno degli artefici.
Il risultato negativo è evidente. Sia il PD che D’Agostino dovranno lavorare tanto affinchè questa unione sia vantaggiosa, elettoralmente, per entrambi.
E’ troppo complicato e sarebbe necessario conoscere le dinamiche localistiche per analizzare i risultati sezione per sezione.
Evidente però che fra le sezioni per cui è andata peggio rispetto a Novembre 2017 e nelle quali ci sono meno elettori di Nicola D’agostino disposti a votare PD ci siano tre sezioni di Aciplatani tre fra quelle in cui a novembre aveva fatto cappotto arrivando quasi al 40%. Effetto legato alle vicende che hanno coinvolto il sindaco? In queste sezioni si è anche registrato un calo dei votanti in controdendenza al dato comunale.
Pubblico, comunque, il dato riepilogativo di tutte le sezione, per qualcuno che conosce i movimenti dei consiglieri saranno chiari.
Meriterebbe infine un approfondimento ad hoc il risultato dei 5 stelle, che hanno trionfato nelle frazioni e nelle periferie ed hanno avuto invece il risultato peggiore in centro.
(Stefano Alì)