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Oggi 6 febbraio giornata internazionale contro l’infibulazione. La nostra intervista al dott. Riccardo Castro: “Una pratica che viola i diritti umani di donne e bambine”.

L’infibulazione è un tentativo di conferire alle donne uno status di inferiorità, marchiandole con un segno che le svaluta ed è un continuo ricordar loro che sono solo donne, inferiori agli uomini, che non hanno alcun diritto sui propri corpi o ad una realizzazione fisica o della persona”.
Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso (1984 -1987).

L’INTERVISTA

mAd: Nel 2003 l’ONU ha istituito la giornata mondiale per l’eliminazione della infibulazione, dott. Castro perché l’organizzazione delle nazioni unite ha sentito la necessità etica di proclamare una giornata contro questa orribile pratica?

Dott. Riccardo Castro: “Le Nazioni Unite hanno scelto tale giornata nel 2003 per diffondere sempre maggiore consapevolezza su di una pratica tradizionale che a tutt’oggi viola i diritti umani di donne e bambine in tutto il mondo. Secondo i dati dell’OMS sono 140 milioni le donne e le bambine che hanno subito l’infibulazione o altre mutilazioni genitali e ci sono oltre 3 milioni di nuovi casi ogni anno. Le infibulazioni si praticano anche in Italia e sarebbero circa 40 mila, il dato più alto in Europa, che conta circa 500mila casi. Il 6 febbraio, giornata mondiale per l’eliminazione dell’infibulazione, ci ricorda il bisogno di non dimenticare le vittime ma anche chi lotta per favorire una rivoluzione epocale di stili e costumi, abbandonando una tradizione che non può sopravvivere al bisogno di libertà di ogni donna. La promozione dell’abolizione delle FGM (“Female Genital Mutilation”) deve passare attraverso azioni coordinate e sistematiche, capaci di coinvolgere le intere comunità e concentrarsi sui diritti umani e sull’uguaglianza di genere. Tali azioni dovrebbero enfatizzare il dialogo sociale e l’emancipazione delle comunità, affinchè queste agiscano collettivamente per porre fine a questa pratica. Inoltre, le azioni devono rivolgersi ai bisogni della salute sessuale e riproduttiva delle persone che ne subiscono le conseguenze”.

mAd: Secondo una recente ricerca nel mondo ci sono oltre 200 milioni di ragazze che hanno subito l’infibulazione, nella maggior parte sono sotto i quindici anni di età. Alcuni Paesi dove viene praticata la considerano una pratica medica. E’ davvero così?

Dott. Riccardo Castro: “La pratica può essere osservata nelle comunità di tutto il mondo. In Africa, la Mutilazione Genitale Femminile (MGF) è nota per essere eseguita in alcune comunità, in almeno 29 paesi, soprattutto sub-sahariane: Benin, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gibuti, Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Ghana , Guinea, Guinea-Bissau, Kenya, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda e Zambia. Alcuni gruppi etnici nei paesi asiatici praticano la MGF, anche nelle comunità di India, Indonesia, Malesia, Pakistan e Sri Lanka. In Medio Oriente, la pratica si verifica in Oman, negli Emirati Arabi Uniti e nello Yemen, nonché in Iraq, Iran e Stato della Palestina. Nell’Europa orientale, recenti informazioni mostrano che alcune comunità praticano la MGF in Georgia e nella Federazione russa. In Sud America, alcune comunità sono note per praticare la MGF in Colombia, Ecuador, Panama e Perù. E in molti paesi occidentali, tra cui Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Regno Unito e vari paesi europei, la MGF è praticata tra le popolazioni della diaspora provenienti da Paesi a forte tradizione escissoria. Addirittura in Somalia e Liberia, oltre che per motivazione culturale e religiosa, pare che l’aberrante pratica abbia uno scopo sanitario (per prevenzione di problematiche di isteria, ninfomania e questioni igieniche). E a tutto ciò ci si aggiunge anche la pandemia da Covid-19 che ha frenato gli sforzi per limitare tale orrenda pratica”.

mAd: Dott. Castro può indicarci i rischi per la salute a cui sono esposte le donne vittime di questa orrenda tradizione?

Dott. Riccardo Castro: “Abbiamo conseguenze immediate od a lungo termine. Tra le conseguenze immediate bisogna evidenziare un possibile shock (dovuto non solo al forte dolore causato dall’operazione fatta in assenza di anestesia ma anche alla perdita di sangue che, anche se scarse, possono prolungarsi per diversi giorni o alla sepsi). Emorragia (la più comune e quasi inevitabile conseguenza dato che l’amputazione della clitoride può coinvolgere anche la resezione dell’arteria dorsale della clitoride). Un prolungata emorragia può risultare in un’anemia a lungo termine. Infezioni (dovute alle scarse condizioni igieniche, all’uso di strumenti non sterili e al fatto che la minzione e la defecazione, nelle bambine legate, avvengono sulle ferite. Sempre nel caso dell’infibulazione inoltre si può verificare una esplosione interna dell’infezione che può intaccare organi quali l’utero, le tube di Falloppio e le ovaie causando così infezioni pelviche croniche e infertilità). Ritenzione urinaria della durata di ore o giorni. Lesioni dei tessuti adiacenti come per esempio l’uretra, la vagina, il perineo o al retto Più frequente è la lesione dell’orifizio anale e del retto con sezione dello sfintere anale e incontinenza residua. Tetano (che può sopraggiungere a causa dell’uso di attrezzatura non sterile). Aids (spesso usando gli stessi strumenti per molte operazioni, si può verificare la trasmissione del virus dell’HIV). Tra le conseguenze a lungo termine abbiamo la perdita di sangue che si può verificare qualora la procedura venga effettuata su una ferita infetta. Per esempio nel caso di ripetute infibulazioni e di reinfibulazione dopo il parto. Difficoltà nella minzione. La minzione può essere dolorosa e portare alla ritenzione urinaria, al frequente stimolo di urinare, incontinenza e infezioni al tratto urinario. Frequenti infezioni al tratto urinario ed incontinenza. Infezioni pelviche croniche. Sterilità (dovuta alle infezioni che possono provocare danni irreparabili agli organi della riproduzione). Cheloidi (si tratta di formazioni fibromatose cutanee di tipo iper elastico in conseguenza di stimoli infiammatori cronici). Cisti dermoidi (si tratta di cisti provocate dall’inclusione di un frammento cutaneo che possono dar luogo a tumore). Neuroma (si può sviluppare laddove il nervo dorsale della clitoride viene tagliato). Formazione di calcoli (si possono verificare a causa dei residui del flusso mestruale o dai depositi urinari nella vagina e nello spazio dietro il ponte di pelle creato dall’infibulazione). Fistole. Disfunzioni sessuali (dolori durante i rapporti sessuali e riduzione della sensibilità in seguito alla clitoridectomia, ma soprattutto in conseguenza dell’infibulazione, sono le conseguenze più diffuse. La penetrazione può risultare difficile se non impossibile, e in certi casi bisogna praticare un altro taglio). Problemi durante le mestruazioni (spesso sopraggiungono a causa della parziale o totale occlusione dell’orifizio vaginale). Problemi durante la gravidanza e il parto: sono molto comuni nelle donne che hanno subito FGM. Il resistente tessuto della cicatrice (cicatrizzato) può impedire la dilatazione del canale del parto e causare un parto ostruito (obstructed labour). Ma vanno ricordati anche problemi prettamente sessuali come, in alcuni casi, frigidità e mancato orgasmo per asportazione del clitoride.

mAd: Provo ad essere preciso in questa drammatica domanda. Mi conferma che l’infibulazione prevede l’asportazione della clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale?

Dott. Riccardo Castro: “L’OMS ha identificato quattro tipi di MGF: Tipo I o “clitoridectomia”: rimozione parziale o totale del clitoride e / o del prepuzio. Tipo II o “escissione”: rimozione parziale o totale del clitoride e delle piccole labbra, con o senza escissione delle grandi labbra. La quantità di tessuto rimosso varia ampiamente da comunità a comunità. Tipo III o “infibulazione”: Asportazione di parte o della totalità dei genitali esterni con restringimento dell’orifizio vaginale attraverso un sigillo di copertura. Il sigillo si forma tagliando e riposizionando le piccole labbra e o le grandi labbra, con o senza rimozione del clitoride. Tipo IV (tutte le altre): puntura, piercing, incisione, raschiatura o cauterizzazione. La reinfibulazione è la pratica di ricucire le labbra esterne dopo il parto ed è vietata dalla legge. I tipi I e II sono i più comuni. Il tipo III – l’infibulazione – è sperimentato da circa il 10% di tutte le donne colpite ed è più probabile che si verifichi in Somalia, nel Sudan settentrionale e in Gibuti. Quindi si, confermo, l’infibulazione comporta la completa cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. Come evidenziato sopra si pone una sorta di sigillo di copertura.

mAd: Con la pratica dell’infibulazione si possono creare problemi per i medici. Intendo chiederle se per quelle donne che subiscono questa violenza è ancora possibile sottoporsi a esame pelvico, prevenire le infezioni all’apparato riproduttivo o effettuare un pap test. Cosa bisogna fare per far si che cessi questa orribile tradizione ancora assai frequente in Egitto, Somalia, Eritrea, Senegal, Guinea?

Dott. Riccardo Castro: “La visita ginecologica potrebbe essere difficoltosa, dolorosa o impossibile. In tal caso diventa complicato effettuare una visita ginecologica ed in alcune situazioni bisogna cercare una angolazione adatta degli strumenti ed effettuare la visita solo con un dito. La visita ginecologica e il Pap – test potrebbero essere impedite in particolare da quella nelle Mutilazioni Genitali Femminili di III tipo. E’ importante ricordare che potrebbe essere la prima volta che la donna mutilata si sottopone ad una visita ginecologica, per cui si raccomanda di suggerirle che la visita sarà sospesa non appena lei lo desiderasse. E’ fondamentale che ogni comunità piccola o grande che sia prenda intanto consapevolezza di tale orrenda pratica. La sensibilizzazione e la conoscenza delle MGF è un aspetto importante per combattere tale fenomeno. L’Italia, in tal senso, sta sviluppando diversi focolai di sensibilizzazione ed è tra le prime nel mondo nel combattere tale barbarie. Personalmente a giorni, insieme a colleghi ed attivisti contro questo drammatico fenomeno, costituirò un Comitato contro l’infibulazione. Spero presto di incontrarmi, Covid-19 permettendo, con una nota cantante del Mali, Inna Modja, che da anni conduce battaglie contro l’infibulazione, così come Mariam Lamizana, presidente del Comitato interafricano contro le pratiche tradizionali nefaste (Cia), con le quali sto avviando dei contatti per iniziare un percorso di sensibilizzazione anche nel nostro territorio relativamente a tale problema molto grave”.

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