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La Zona 30 di Acireale, Bella da Morire

In questi giorni l’amministrazione di Acireale ha aggiunto un nuovo tassello, step per chi ha dimestichezza con il linguaggio tecnico, al completamento della zona 30 voluta con forza dall’Assessore ai lavori pubblici Carmelo Grasso.

Dopo le aspettative di un programma elettorale denso di innovazioni, almeno sulla carta, tutto ebbe inizio con la riapertura della piazza Duomo al transito veicolare, primo grande step del “nuovo corso” dell’era Alì. In rapida successione, inizia quindi la mutazione di quella che doveva essere un’area pedonale in centro storico, ma che nella visione dell’Assessore Grasso, sarebbe diventata la prima zona 30 in centro storico.

La zona 30, che normalmente si attua in aree urbane e suburbane limitrofe al centro storico, da noi diventa essa stessa il centro di ogni sperimentazione di mobilità, in un continuo divenire scandito da un cronoprogramma di cui non si vede ancora la fine, anche in considerazione della bocciatura del Piano generale del traffico urbano da parte della commissione regionale che lo ha assoggettato a Valutazione ambientale strategica, spostando molto in là nel tempo la sua completa adozione.

La zona 30, che per alcuni è un modo per fingere di cambiare qualcosa per non cambiare nulla, e per altri è :”…un ecosistema in cui convivono auto, pedoni, bici …” paletti e vetrate di negozi, comincia la sua corsa in città nelle sue diverse fasi, descritte dall’Assessore in una memorabile riunione di Consiglio Comunale, di cui pochi hanno memoria.

Zona 30 ristretta, zona 30 allargata, zona 30 ambientale, ztl piccola, ztl grande, e via di seguito in un caleidoscopio di orari date, stagioni e tempo meteorologico che hanno costretto il personale della segnaletica ad abbandonare ogni tentativo di dare contezza di quale sia lo stato delle cose. La zona 30 e la Ztl sono tra noi, cercatela pure senza chiedere troppo!

Nell’ordine si riapre piazza Duomo al traffico, compaiono le strisce bianche sul basolato del 1700 e la piazza comincia ad assomigliare alla pianura di Nazca in Perù, si ricopre la vecchia segnaletica con il nero, si comincia a progettare l’arredo urbano e compare una pista ciclabile in Corso Italia che divide i commercianti in due categorie, quelli che hanno il posteggio davanti e quelli che hanno le basole.

In rapida successione arrivano i paletti parapedonali, vittime sacrificali dell’ego progettuale del “nuovo ordine”, poi arrivano le fioriere in metallo “arruggiato” detto elegantemente Corten, ma questi cubi di acciaio collocati in mezzo ad una strada diventano pericolosi ed ecco che vengono rivestiti con cartelli segnaletici indicanti la zona 30.

Una lunga serie di segnali che ricordano all’automobilista di trovarsi nella zona a velocità limitata, nonostante ci sia quasi sempre la fila di auto, poi i segnali misteriosamente svaniscono per lasciare il posto ai più discreti catari frangenti, —- si quelli delle autostrade e delle gallerie.

Poi inizia la guerra alle strisce di Barbagallo, che in una sorta di contrappasso politico, tendono a riemergere dall’oblio; ecco che allora l’amministrazione ricorre alle maniere pesanti e ordina la furia “iconoclasta” per le odiate strisce della precedente gestione, mettendo in campo una idropulitrice ad altissima pressione che però insieme alle strisce si porta via anche la pietra, lasciando una linea di scarifica più visibile della vernice.

NUOVE FERMATE DEL BUS URBANO

E siamo all’arredo urbano, ultimo tassello per il completamento della zona 30, perché la meravigliosa invenzione non poteva funzionare a detta di molti, finchè non fosse stata integrata con l’arredo e le panchine.

Ed eccolo che arriva anche l’arredo tanto atteso, ma leggiamo testualmente :” Premesso che tra le competenze dell’Amministrazione Comunale rientra anche l’esecuzione di interventi diretti ad arredare la città, al fine di rappresentare un valore aggiunto alla qualità della vita urbana sia per i residenti che per i turisti;
Sentito l’Assessore Lavori Pubblici in merito all’intendimento dell’Amministrazione Comunale di realizzare interventi di arredo urbano attraverso la fornitura di panchine monoblocco in pietra lavica, senza schienale con fioriera finalizzate a migliorare l’aspetto urbano e il decoro della città;

Bene e quindi …”sentito l’Assessore ai lavori pubblici” si passa al preventivo di spesa avente ad oggetto “Fornitura arredo urbano – Panchine monoblocco in pietra lavica, senza schienale con fioriera” dell’importo complessivo di € 39.040,00 di cui € 32.000,00 per fornitura ed € 7.040,00 per I.V.A. al 22%;
in data 20/12/2019 è stata pubblicata sulla piattaforma Acquisti in rete PA (ME.PA.) la richiesta di offerta (RdO) n. 2480930 relativa all’affidamento della “Fornitura e arredo urbano panchine monoblocco in pietra lavica senza schienale con fioriera” aggiudicata con un ribasso del 19,5761% e pertanto per l’importo netto di €. 25.735,65 oltre IVA al 22% per la fornitura.

Per la collocazione si richiede invece un preventivo alla stessa ditta che si è aggiudicata la fornitura, che offre un prezzo complessivo di € 14.249,60 di cui € 11.680,00 per posa in opera ed € 2.569,60 per IVA al 22%;

Quindi ricapitolando abbiamo un totale di € 31.397,49 per la fornitura e € 14.249,60 per la posa , che per 32 panchine fa

€ 1.426,47 cadauno.

Considerando che il cimitero di Acireale ha esaurito i loculi e che il costo medio era di circa € 2.500,00 cadauno, sembrerebbe più a buon mercato opzionare per una sepoltura in Corso Umberto, si risparmia e si resta in centro.

Fabio D’Agata

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