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La Gazzena, l’Impunità di Gregge ed il Terzo Settore Ambientale

“Ti sei mai chiesto quale funzione hai?”

Questa domanda, scandita a chiare lettere, faceva da conclusione ad un celebre brano di Franco Battiato uscito nel 1971, che segnava l’inizio di una fortunata carriera artistica del Maestro siciliano.

L’interrogativo, che in tanti dovremmo porci con cadenza regolare, è opportuno anche per descrivere alcuni dei recenti avvenimenti che hanno interessato la riserva della Timpa di Acireale ed in particolare l’area Gazzena, in cui un allevamento abusivo presente sin dai tempi di Graci, sembra essere sconosciuto a tutti .

Sembrerebbe che nessuno, dall’ente gestore della riserva che, almeno sulla carta, si occupa della gestione della riserva dal 1999, alla Legambiente di Acireale che da oltre un decennio si occupa in convenzione con l’azienda forestale delle attività di sorveglianza ambientale e gestione del punto visite della fortezza del Tocco, al comune di Acireale che da 23 anni deve predisporre il piano di gestione della pre-riserva, nessuno pare si fosse mai accorto della presenza di centinaia di pecore, che indisturbate devastavano la zona A della riserva, fagocitando quel poco dell’ecosistema vegetale sopravvissuto agli incendi periodici che imperversano nella zona annualmente.

Eppure le riserve naturali in Sicilia hanno spesso segnato la fortuna d’interi territori ed hanno inciso decisamente sullo sviluppo economico di aree che, in assenza di tutela, sarebbero state fagocitate dalla speculazione edilizia.

La riserva dello Zingaro e Vendicari ad esempio, gestite dallo stesso dipartimento foreste della Regione Sicilia che controlla la Timpa, sono due tra i tanti modelli di efficienza e di tutela ambientale, che hanno cambiato le prospettive di aree spesso depresse. Una tutela coerente e scientificamente finalizzata ed un turismo escursionistico a basso impatto, hanno fatto sorgere nei dintorni delle aree protette un economia turistica buona, molto differente dalla speculazione balneare che ciclicamente aggredisce l’isola per poche settimane, lasciando deserti post balneari nei mesi seguenti, in un’asfissiante teoria di sviluppo insostenibile.

Era il 30 gennaio del 2021, quando i Carabinieri ed il servizio veterinario di Acireale si presentavano davanti l’agglomerato di lamiere e ruderi che si trova in area Gazzena a Santa Maria delle Grazie, sequestrando l’allevamento in quanto riconosciuto carente di numerose prescrizioni sanitarie obbligatorie per legge e, secondo alcune fonti, mai censito all’anagrafe veterinaria, praticamente inesistente.

Per completezza d’informazione bisogna riconoscere che il pascolo è previsto nel regolamento della riserva, sia in zona A che B, purché non risulti intensivo e non comprometta il delicato ecosistema dell’area, eppure sia l’ente gestore della riserva, che l’associazione ambientalista che collabora da anni con l’azienda forestale, sembra aver tollerato la presenza ingombrante di un allevamento abusivo, i cui effetti sono visibili a chiunque si rechi sui luoghi, anche senza specifiche competenze.

Pochi giorni addietro, una seconda missiva, inviata dal reale proprietario dei terreni della Gazzena, la Dras costruzioni che acquistò i terreni dai liquidatori del fallimento Graci, “soffiandoli” al comune di Acireale, lamenta che dal giorno del sequestro, nulla sia più accaduto e che anzi l’allevamento si sia ingrandito in spregio a qualunque norma. La lettera inviata alla Polizia Giudiziaria, al comune di Acireale, alla Legambiente di Catania ed al Wwf, è quasi una diffida da parte della proprietà ad intervenire per eliminare un’occupazione che prosegue ininterrottamente da decenni.

Non è chiaro se anche la Dras costruzioni, così come l’ente gestore e la Legambiente di Acireale si siano accorti della presenza dell’allevamento solo dopo il sequestro del 2021, nonostante sia certo e documentato, che le pecore siano lì sin dai tempi di Graci; di sicuro sembra che adesso la proprietà dei terreni voglia mettere fine a questa vicenda .

Da frequentatore della Gazzena da oltre trent’anni, mi chiedo cosa sia cambiato ad oggi dai tempi in cui un gruppo di Ambientalisti acesi, agguerriti e determinati come Ernesto Raciti, Turi D’Ambra e tanti altri, riuscirono a strappare dalla speculazione certa l’area della Gazzena, ottenendo dalla politica l’istituzione della riserva naturale della Timpa.

Se esistesse un metro per valutare la qualità di una gestione territoriale, forse potrebbe essere la percezione di come sia cambiata in meglio la Timpa dal quel 1999.

Oggi dopo 23 anni da quella data e dopo 23 anni di gestione da parte dell’azienda forestale, quasi ininterrottamente a guida del Dott. Piccinini coadiuvata da molti anni dalla Legambiente di Acireale, il giudizio non può che essere negativo.

Poco o nulla si è fatto in termini di protezione dell’ambiente devastato annualmente dagli incendi, invaso dai rifiuti e dagli scarichi fognari delle numerose abitazioni sorte in questi vent’anni, alcune con discese al mare e piscine in piena zona A e con mini-resort abusivi a 100 metri dalla fortezza del Tocco.

Poco o nulla si è fatto in termini di accessibilità e collegamento con la città, complice la totale assenza del comune e la sua inerzia nell’affrontare e completare il piano di gestione della pre riserva.

Poco o nulla si è fatto nella valorizzazione del percorso di Aci greenway, aperto per quarant’anni e poi chiuso da un contenzioso con la ditta che aveva l’onere da parte del comune di renderlo fruibile .

E’ anche vero che sia l’ente gestore che l’associazione che gli collabora non hanno mezzi adeguati a gestire alcunché, però se da 23 anni gestisci una riserva senza risultati tangibili, il dubbio su quale sia la tua funzione dovrebbe pure venirti.

Eppure, nonostante la mia percezione sia quella descritta sopra, forse vedo cose che altri non vedono, intorno alla riserva è tutto un fiorire di progetti cofinanziati da vari enti ministeriali, che destinano somme per la valorizzazione della Timpa e per l’educazione e la formazione ambientale, tutto questo mentre intorno ai centri di educazione ambientale l’ambiente soffre e lentamente muore. Un pò come l’orchestra del Titanic, che suonava allegramente mentre il transatlantico affondava.

Eppure, recenti teorie attribuiscono una responsabilità anche all’orchestra per le cause dell’affondamento del Titanic .

Fabio D’Agata

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