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Le potenzialità nell’uscire dai propri confini

Può il sapere accumulato da chi vive sulla propria pelle l’esclusione sociale aiutarci a tessere o rafforzare legami sociali utili per far fronte alle vulnerabilità di ciascuno di noi?

E’ di questi giorni l’avvio della ormai pluriennale iniziativa del consigliere comunale Doriana Zappalà in favore delle persone senza fissa dimora, “Riscaldiamo i Cuori”, che con l’obiettivo di donare loro coperte necessarie per l’inverno ormai alle porte, trova anche modo di offrire momenti di contatto, di incontro che fanno bene a chi riceve e a chi dà.

E’ una lodevole iniziativa che ci fa interrogare sulla possibilità di mettere a sistema queste (ed altre) iniziative dal basso per costruire e/o rafforzare i legami nella nostra città ed elaborare un “welfare generativo” che vada oltre il Piano di Zona distrettuale recentemente predisposto (e di cui ci occuperemo presto), oltre i progetti per categorie di persone, oltre i bilanci partecipativi, sperimentando percorsi che siano in grado di intrecciare storie di vita diverse rendendole capaci di collaborare ed aiutarsi reciprocamente.

Siamo in grado di farlo? A che punto è arrivata la “maturazione” della nostra amministrazione comunale a distanza di un anno e mezzo circa di attività su questi temi? Chissà se ha elaborato un proprio pensiero.

Ed ancora, abbiamo pensato di attivare dei laboratori di partecipazione individuando luoghi adatti ad ospitarli? Come potrebbero funzionare? Come potervi accogliere le esperienze e le “competenze” di chi vive sulla propria pelle anche un disagio importante com’è quello dei senza fissa dimora o di altri?

Abbiamo un problema legato ai beni potenzialmente disponibili ma inagibili e un problema legato alla penuria di fondi per sistemarli.

Ma abbiamo in città anche tante IPAB, non di proprietà del Comune, ma che il Comune contribuisce ad amministrare con i rappresentanti che nomina e delega a tal fine: sono state avanzate delle richieste specifiche per utilizzarne i locali da parte dei nostri amministratori?

Si potrebbero affittare per attività di coworking, per attività culturali, altri ancora per attività economiche di cooperative sociali di inserimento lavorativo, ecc.

Si potrebbe fare un ragionamento più ampio e virare verso la costruzione di una Fondazione di Comunità. Si potrebbero fare anche altre cose.

Insomma bisogna dissodare tutte le risorse che abbiamo se vogliamo praticare l’inclusione e combattere le disuguaglianze evitando che si mantengano, si incancreniscano, si ingigantiscano.

Certamente si tratta di passaggi difficili. Ma necessari. Specie se non vogliamo sprecare le opportunità che stiamo realizzando, fornendo le coperte agli homeless, garantendo gli ASACOM ai bambini con disabilità durante la frequenza scolastica, sollecitando l’empowerment di chi fa più fatica, ecc.

E proprio l’empowerment, in questi giorni caratterizzati dagli attacchi a Liliana Segre, protetta da una scorta per le minacce subite, con i ben noti e tristi strascichi legati alla cittadinanza di Biella, mi riporta in mente la lezione di Primo Levi che nel suo I sommersi ed i salvati, ci invita a riflettere su quanto accadeva nei lager nazisti e sulla differenza tra chi veniva completamente travolto dall’orrore quotidiano e chi invece riusciva a mantenere un barlume di lucidità per praticare la speranza di poterne un giorno uscire.

Ecco, con le dovute differenze, nonostante i tempi difficili per la nota crisi che attanaglia la nostra economia e che fa sì che non poche persone e famiglie scivolino in una condizione di disagio per i più disparati motivi quali ad es. la perdita del lavoro, o i carichi di cura, ecc. anche noi dobbiamo mantenere quella lucidità consapevole, capace di co-generare nuove risposte, da progettare e gestire in modo partecipato e condiviso con i diretti interessati e/o con gli stakeholders.

Per mantenere alta la tensione ad una Città migliore e lavorare concretamente per costruirla.

Nello Pomona

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