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domenica, Maggio 26, 2024
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Miti e leggende: sulle spalle di Tifeo

miti e leggende

Secondo il mito la Sicilia è sorretta dal gigante Tifeo che, avendo osato impadronirsi della sede celeste, fu condannato a questo supplizio.
Il suo nome vuole dire “fumo stupefacente” (da τύφειν, fare fumo) e, nella mitologia greca, era il figlio minore di Gea e Tartaro.

Tutto cominciò quando Tifone salì fino al Monte Olimpo e incuté talmente tanta paura agli dèi che questi si trasformarono in animali e si rifugiarono in Egitto (dove avrebbero dato vita al culto locale degli dèi animali). Così si trasformarono gli dei: Zeus si fece ariete, Afrodite pesce, Apollo corvo, Dioniso capra, Era una vacca bianca, Artemide un gatto, Ares un cinghiale, Ermes un ibis, Ade uno sciacallo, Pan trasformò solo la sua parte inferiore in un pesce e si nascose in un fiume.

Zeus fu aspramente redarguito per la sua paura dalla figlia Atena, che gli ricordò come da lui dipendesse il destino dell’umanità. Le due divinità assunsero così anch’esse proporzioni gigantesche ed affrontarono il mostro sul monte Casio, ai confini dell’Egitto.
Nel primo, durissimo scontro Atena fu messa fuori combattimento in pochi istanti, ma subito dopo Zeus riuscì a respingere Tifone con un potente fulmine e quindi ad abbatterlo a colpi di falce.
Quando però il re degli dèi si avvicinò per scagliare il colpo decisivo, Tifone gli strappò l’arma dalle mani e lo ferì gravemente, imprigionandolo poi in una caverna della Cilicia. Ermes e Pan accorsero allora a salvare Zeus. Pan spaventò il mostro con le sue urla, mentre Ermes liberò Zeus dalla prigione e lo curò.
Il dio raggiunse l’Olimpo, prese la guida del suo carro alato e cominciò ad inseguire il gigante, colto di sorpresa dalla sua reazione. Una prima violenta battaglia si ebbe sul Monte Nisa e una seconda in Tracia, dove Tifone, ormai privo di controllo, cercò di fermare Zeus lanciandogli addosso intere montagne, ma ogni volta il Dio lo colpì implacabile con le folgori.

Alla fine Tifone fuggì verso occidente e giunto in Sicilia tentò una disperata difesa sollevando l’intera isola per gettarla contro il Re dell’Olimpo. A questo punto, Zeus scagliò contro il gigante un ultimo, potentissimo fulmine che lo colpì in pieno. Tifone perse la presa e rimase schiacciato sotto l’isola che gli crollò addosso.

Con la mano destra sorregge capo Peloro (Messina), con la sinistra Pachino, e capo Lilibeo (Trapani) poggia sulle sue gambe e sulla sua testa l’Etna. Tifeo vomita fiamme dalla bocca. Quando cerca di liberarsi dal peso delle città e delle grandi montagne la terra trema.

Il mito di Tifeo ci dice anche che si unì ad Echidna da cui ebbe come figli la Sfinge, Cerbero, Otro, la Chimera e l’Idra di Lerna.
Tifeo, noto anche come Tifone, impersona allegoricamente le forze vulcaniche e anche per questo fu considerato il padre dei venti impetuosi (tifoni).

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