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venerdì, Maggio 3, 2024
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Piccola storia di Jaci – Acireale e i moti del 1820

I moti, di ispirazione carbonara, scoppiati nel regno Delle due Sicilie e in quello di Sardegna, avevano come finalità la richiesta di concessioni costituzionali. La rivolta nel regno Delle due Sicilie fu soffocata dall’intervento della Santa Alleanza, garante della restaurazione del Congresso di Vienna del 1815. Acireale, malgrado privata dei suoi antichi privilegi, rimase fedele alla dinastia.

La situazione nella zona Napoli.

La notte tra il 1º e il 2 luglio 1820,  Morelli e Silvati , ufficiali dell’esercito borbonico, diedero il via alla cospirazione  disertando con circa 130 uomini e 20 ufficiali.

la situazione in Sicilia.

La soppressione formale del Regno di Sicilia, che fu unificato nel dicembre 1816 con quello di Napoli dai Borboni, fece nascere in tutta l’isola un movimento di protesta composto dai baroni e dai ceti popolari e il 15 giugno 1820 gli indipendentisti insorsero (nelle mani degli insorti caddero circa 14.000 fucili dell’arsenale di Palermo) guidati da Giuseppe Alliata di Villa Franca. Venne istituito un governo a Palermo (18-23 giugno), presieduto dal principe di Paternò Castello, e il 16 luglio convocato il Parlamento Siciliano, che ripristinò la Costituzione Siciliana del 1812. Il 23 luglio fu inviata una delegazione verso il governo rivoluzionario di Napoli per chiedere il ripristino del Regno di Sicilia, seppur sempre a guida borbonica, della costituzione e un proprio parlamento. Il governo napoletano rifiutò e il 30 agosto inviò un esercito (circa 6.500 soldati, i quali si aggiunsero agli altrettanti di guarnigione a Messina e nella parte orientale della Sicilia, non in rivolta) agli ordini del generale Florestano Pepe, che il 22 settembre a Termini Imerese stipulò un accordo con il governo siciliano al fine di rimettere la decisione di istituire il Parlamento ai rappresentanti dei comuni che stavano per essere eletti. L’accordo fu ratificato il 5 ottobre da Palermo, ma il neo parlamento appena eletto a Napoli rifiutò e il 14 ottobre richiamò Pepe e inviò il generale Pietro Colletta che riconquistò la Sicilia con lotte sanguinose e ristabilì il 22 novembre la monarchia, rimettendo nuovamente l’isola sotto il controllo del governo costituzionale napoletano, fino al marzo 1821, quando gli austriaci occuparono Napoli e soppressero la costituzione. (Wikipedia).

la situazione in Acireale

La Città ancora una volta si mostra fedele alla dinastia borbonica, come riferisce Lionardo Vigo nelle sue memorie storiche:

Nel 1820, cioè nel fatale novelunio, in Aci non fu un delitto, non un grido tumultuoso: il popolo due inchieste fece, l’una si fu che i sensali nel mercato si proibissero, e mostrossi in ciò onesto; l’altra che  il peso dei commestibili si alzasse da 30 once a 40, e mostrossì in ciò goffo: L’una e l’altra furono soddisfatte, e con il peso si accrebbe di un quarto il prezzo de’ generi. A proteggere la città dalle mani degli scellerati evasi dai carceri del regno, varie bande di cittadini armati composero i padri, e le oltremarine mattezze l’amore di Sicilia, il mantenimento dell’ordine anteposero. Aci mostrò il titolo di Fedelissima meritare.

L’immagine rappresenta l’insurezione a Palermo nei pressi  della Cattedrale

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