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domenica, Maggio 5, 2024
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UN AMORE CHE FA MALE, di Giulia Gabbia

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La mia vita è un film a lungometraggio, ogni giorno entro in scena con una nuova parte da recitare. Questo copione che mi ritrovo ha delle battute non sempre uguali, né veritiere, a volte finte a volte possono sembrare vere, tutte parti che devo imparare a recitare con convinzione, ma sarà poi così? Vediamo un po’.. Questa è una storia come tante, che può sembrare bella o brutta, oppure lasciare al lettore una dolce tenerezza o amaro fastidio. Non lo so. Ciò di cui sono certa è che si tratta di una storia la cui narrazione mi ha fatto scendere le lacrime… I protagonisti della storia immaginaria sono Ilaria, Oleandro ed i genitori colpevoli a loro volta della loro figlia.
In una città del sud d’Italia, viveva una ragazza di nome Irma, che come molte sue coetanee sogna di diventare qualcuno. La sua maggiore paura è quella di finire come una compagna di scuola che, a soli sedici anni, ha dovuto abbandonare gli studi per svolgere il ruolo della baby prostituta.. Sì avete letto bene baby prostituta. Il suo timore era anche dovuto dalla presenza del compagno della madre, che ogni volta che la guardava nei suoi occhi scorgeva sensazioni libidinose, spesso le guardava il seno o il sedere, con molta soddisfazione. Irma è una ragazza per bene amava studiare, tanto da desiderare di diventare in futuro un magistrato. Questa sua voglia la spinge a frequentare poco le sue coetanee e a dedicarsi molto allo studio. Tuttavia solo una persona riesce ad entrarle nel cuore, il suo compagno di banco Oleandro, il quale condivide lo stesso sogno di diventare magistrato . I due non solo si amavano ma entrambi si aiutavano negli studi. Oleandro era bravissimo in inglese ma pessimo nella matematica. Aiutava spesso nelle traduzioni d’inglese Irma visto che lei, aveva molte difficoltà nello scritto e nella pronuncia, viceversa lei aiutava lui nella matematica. Tra loro due c’era un intesa forte ed unica, un amore costruito e proiettato verso un futuro. Parlavano spesso di cosa avrebbero fatto dopo gli studi, del loro lavoro, di sposarsi e pure di avere figli. Irma non sapeva che il futuro per lei le riservava ben altro.. Una sera mentre stava chiusa nella sua camera da letto, coperta dalla testa ai piedi ripassando la tesi per i suoi futuri esami sentì aprire la porta della camera, quella che fino a ieri era stata per la ragazza una linea di confine tra lei e la famiglia. Fu spalancata la porta violentemente e sbattuta contro il muro, lasciando entrare il compagno della madre talmente ubriaco che iniziò a inveire contro la ragazza. Irma era terrorizzata e lo intimava di uscire, ma lui non demordeva, anzi, si avvicinava sempre di più , iniziando a strattonarla e picchiarla facendola cadere sopra il letto. Quando l’uomo la vide in quella posizione iniziò a sbottonarsi i pantaloni lasciandoli cadere lungo le gambe. Con violenza strappò gli abiti di Irma per proseguire in quel gesto che non fa più di un uomo un vero uomo, bensì un animale. Irma smise di lottare spalancando gli occhi e guardando un punto fisso, sperando che quell’incubo terminasse presto, mentre il patrigno le sussurrava con affanno animalesco di non avere paura, perché l’amava tanto. Al termine di quella furia cieca, l’uomo si alzò, si tirò su le braghe e uscì. Tutti i suoi movimenti furono seguiti da uno sguardo morto e lacrimante che Irma aveva acquisito. La ragazza restò ancora più ferita e terrorizzata nel notare che la madre era rimasta lì immobile sulla soglia della porta, a godersi la macabra scena senza batter ciglio. Irma inorridita da tanta assurda violenza, si alzò dal letto, si recò in bagno, aprì i rubinetti della doccia entrandovi per togliersi dal corpo tutto quella sporcizia che sentiva addosso. Un dolore le percuoteva l’anima e la mente correndo come brividi sulla pelle provocando vomito e nausea perdendo anche i sensi. Al suo rinvenimento si limitò ad avere conati e convulsioni. Passarono solo due giorni dal quel macabro evento che un tonfo sordo si udì nella strada . La vicina di casa allertata dal rumore si affacciò dal balcone e nel vedere emanò un urlo fortissimo da allertare un intero condominio. Scesero quasi tutti in strada, dove disteso sull’asfalto, giaceva il corpo moribondo di Irma.. “Sono stata violentata ” furono le ultime parole prima di esalare l’ultimo respiro. Non si seppe mai chi fu, il vero artefice della sua morte.

#fancityliberinavigatori

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