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16 agosto 1977, muore Elvis Presley.

** FILE ** Elvis Presley is shown in concert in the later part of his career. Wade Jones, a fan of Elvis Presley, auctioned three tablespoons of water, but not the cup, from a 1977 Presley concert on the Internet auction site eBay this weekend. (AP Photo/File)
** FILE ** Elvis Presley is shown in concert in the later part of his career. Wade Jones, a fan of Elvis Presley, auctioned three tablespoons of water, but not the cup, from a 1977 Presley concert on the Internet auction site eBay this weekend. (AP Photo/File)

Sono le due di pomeriggio e nel Tennessee fa caldo, molto caldo. È una di quelle giornate afose, tipiche del sud degli Stati Uniti. Quelle in cui il tasso di umidità è talmente elevato che sembra che i vestiti ti si appiccichino addosso. Eppure all’interno di Graceland, la maestosa villa del re del rock Elvis Presley, non c’è tempo per pensare alla calura esterna. Qui sono tutti in fibrillazione: stasera, verso le 19, il jet privato Lisa Marie deve alzarsi in volo. Direzione: Portland, Maine, dove domani Elvis è atteso in concerto dai suoi fan che, da giorni, hanno esaurito in ogni ordine di posti il Cumberland Civic Center. Nei pressi della sala del biliardo Al Strada, fidatissima guardia del corpo di Presley nonchè addetto al suo guardaroba, sta preparando il baule con gli abiti di scena. A pochi metri da lui, Joe Esposito sta verifcando i dettagli del viaggio. Joe ha conosciuto Elvis quasi 20 anni prima, in Germania, quando entrambi prestavano servizio militare.

Si sono piaciuti subito e, una volta terminata la leva, Presley ha voluto che Esposito lavorasse per lui. Così, ha iniziato prima come road manager poi come bodyguard sino a diventare, negli anni, il suo insostituibile braccio destro. Oggi, Joe è a capo di quella che proprio Elvis, riferendosi alla ristretta cerchia di amici e collaboratori che lo circondano, chiama The Memphis Mafia. Esposito è al telefono da stamane: è un tipo puntiglioso, vuole curare personalmente tutti i particolari di ogni concerto o apparizione pubblica di Elvis, pretende che nulla sia lasciato al caso. Specie negli ultimi tempi, da quando cioè il suo boss ha mostrato qualche défaillance. Le ultime esibizioni di Presley, infatti, sono state deludenti a causa delle condizioni fisiche disastrose e del suo stato mentale confuso. In soli due anni il cantante è ingrassato in modo vistoso. A volte, è il primo ad annoiarsi dei suoi stessi concerti; gli capita di scordarsi i testi delle canzoni, persino quelli dei suoi cavalli di battaglia. Ha pure cancellato alcuni show per non essere riuscito ad alzarsi dal letto. Insomma, Elvis non sta per niente bene.

Ne è perfettamente conscio il suo medico personale, George Nichopolous. Dal 1970, il “Dr. Nick”, come tutti lo chiamano, si occupa a tempo pieno della salute del re del rock. Non gli fa mancare nulla: specie tranquillanti e sonniferi che dispensa in dosi abbondanti. Già, perché Presley fa sempre una gran fatica ad addormentarsi. Gli è accaduto anche stanotte. Verso le 11.45, dopo esser stato quasi un’ora e mezza nello studio del suo dentista per la pulizia dei denti e l’otturazione di un paio di carie, Elvis è tornato a Graceland e si è coricato. Ma non riesce a dormire. È agitato per il concerto di Portland e anche perché, nel pomeriggio, ha litigato con la sua fdanzata, la bella Ginger Alden: lei non ha voglia di seguirlo in tournée. I due, poco dopo, si sono riappacifcati e hanno nuovamente parlato di matrimonio.

Eppure, Elvis è nervoso. E poi, passato l’effetto dell’anestesia, sente dolore ai denti. Per questo, alle 2.15, chiede a uno dei suoi “fratellastri” (Ricky Stanley) di andare al Baptist Memorial Hospital a prendere delle pillole di Dilaudid, un analgesico potentissimo. Dopo averne ingerite senza risultato ben sei, alle 4 del mattino sveglia un altro membro della Memphis Mafia, suo cugino Billy Smith. Gli chiede di fare una partitina di squash. Giocando praticamente da fermo, Elvis si diverte nel cercare di colpire con la pallina il cugino Billy. Lo fa sempre ma stavolta, con la racchetta, finisce per ferirsi a una gamba. Allora, decide di piantarla lì: si siede al pianoforte, suona un paio di gospel e poi Blue Eyes Crying In The Rain. Quella canzone gli piace e lo rilassa. L’ha incisa pochi mesi prima allo stesso modo, per pianoforte e voce, proprio all’interno di Graceland, nella famosa Jungle Room.

Quindi, più o meno alle 5, torna da Ginger, in camera da letto. Assume un’altra dose di pillole, quella prescrittagli quotidianamente dal “Dr. Nick”. Ma ancora non riesce a prendere sonno e, un paio di ore dopo, ingoia altre pasticche. Sono ormai le 8.30 e una zia, Delta Mae Biggs, gli porta l’ennesima dose di medicinali. Alle 9.30 Elvis decide di andare in bagno. Vuole continuare a leggere il libro che lo sta appassionando (The Scientifc Search For The Face Of Jesus di Frank Adams) e non ha più intenzione di disturbare Ginger che, nel frattempo, cerca di appisolarsi. «Mi raccomando Elvis», gli dice, «non ti addormentare in bagno…». Sono appena passate le due, quando Al Strada sta per chiudere il baule, con gli abiti per lo spettacolo di Portland.

Squilla un campanello: proviene dall’interfono di una delle stanze al secondo piano. Strada solleva la cornetta: dall’altra parte esce la voce, agitatissima, di Ginger Alden. «Al, presto… vieni subito in bagno… Elvis è svenuto». Strada sale velocemente al piano superiore. Nel giro di qualche minuto, il campanello suona nuovamente. «Joe… sali immediatamente… c’è bisogno di te». Il tono di Al Strada non ammette repliche. Joe Esposito si muove immediatamente e in meno che non si dice raggiunge il bagno del suo capo: il corpo di Elvis giace a faccia in giù, davanti alla tazza del cesso, con il volto violaceo e i calzoni del pigiama abbassati. Esposito lo gira sulla schiena, prova a sentire il polso. Quindi, con atto compassionevole, gli tira su i pantaloni. Nonostante la bocca sia bloccata, Joe ha la sensazione di percepire un soffio d’aria uscire dai polmoni di Elvis… Prova subitoa praticargli un massaggio cardiaco ma, poco dopo, preferisce prendere chiamare il 911, il numero delle emergenze. «Presto», dice, «mandate urgentemente un’ambulanza a Graceland. Per favore, non perdete tempo…».Intanto, Vernon Presley (il papà di Elvis) entra in bagno. È sconvolto. «Elvis non ci lasciare…», continua a ripetere tra le lacrime.

Anche Lisa Marie, la fglia di Elvis e Priscilla Beaulieu, che non ha ancora compiuto 10 anni, assiste alla scena. «Ginger, porta Lisa via da qui», intima Joe Esposito. Poco dopo, giunge l’ambulanza. Quando gli infermieri inflano la barella con il corpo di Elvis all’interno del veicolo, arriva il Dottor Nicholopolous, avvisato prontamente da Al Strada. Lui, Esposito e Charlie Hodge (chitarrista e amico di Elvis) salgono sul mezzo di soccorso in direzione Baptist Memorial Hospital. Sono le 2.56 quando l’ambulanza raggiunge il pronto soccorso dell’ospedale. Ma dopo mezz’ora di inutili tentativi di rianimazione, Elvis Aaron Presley viene dichiarato morto. Aveva 42 anni. (repubblica.it)

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