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16 settembre 1970, scompare il giornalista Mauro De Mauro

L AUTO USATA PER IL SEQUESTRO DI MAURO DE MAURO GIORNALISTA DEL QUOTIDIANO L ORA NEL SETTEMBRE 1970 (Agenzia: FOTOGRAMMA)  (NomeArchivio: DEMAUa6k.JPG)

Mauro de Mauro, una verità negata.

Palermo, sera del 16 settembre. Mauro De Mauro, cronista del quotidiano L’Ora, ha da poco parcheggiato la propria auto in via delle Magnolie, a pochi metri dalla sua abitazione, quando viene avvicinato da tre sconosciuti e costretto ad allontanarsi con loro.

Sono gli ultimi istanti in cui viene visto in vita, perché da quel momento di lui e del suo corpo non resterà nessuna traccia. Un giallo destinato negli anni a infittirsi, per via di depistaggi, intrighi e omissioni che le indagini giudiziarie faranno emergere, ma per cui nessuno pagherà.

Dalle diverse testimonianze di pentiti di mafia verrà fuori che De Mauro aveva raccolto prove scottanti su alcuni fatti di importanza nazionale, come il caso Mattei, la strage di piazza Fontana e il golpe Borghese.

La storia della scomparsa del giornalista dell’Ora comincia con l’incarico ricevuto nell’estate del 1970 dal regista Franco Rosi, che vuole realizzare un film su Mattei, storico presidente dell’Eni, morto il 27 ottobre del 1962, quando il piccolo aeroplano sul quale viaggia si schianta al suolo di Bascapè, nei pressi di Pavia. Mattei era decollato da Catania, dopo aver trascorso gli ultimi due giorni di vita in Sicilia: ed è su quei due giorni che deve indagare De Mauro, deve ricostruirli e poi riassumerli in una sorta di sceneggiatura da girare al regista Rosi. il cronista accetta volentieri: fa dei sopralluoghi a Gela, dove si era recato Mattei, intervista e contatta i vari personaggi incontrati dal presidente dell’Eni in Sicilia, si confronta con le sue fonti, e alla fine inserisce la sua sceneggiatura in una busta gialla, che in molti ricordano di avere notato tra le mani di De Mauro fino al giorno stesso della scomparsa.
“De Mauro ha detto la cosa giusta all’uomo sbagliato, e la cosa sbagliata all’uomo giusto”, disse Leonardo Sciascia all’epoca.
Il primo grado del processo si concluderà nel 2011 con l’assoluzione di Totò Riina, unico accusato dal momento che i tre presunti killer risulteranno non più in vita. A gennaio del 2014, la Corte di assise di appello di Palermo confermerà l’assoluzione, sentenza ribadita dalla Cassazione nel giugno del 2015.

#fancityaccaddeoggi

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