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28 maggio 1974, la strage di piazza della Loggia.

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Quarantun’anni per provare a scrivere la parola fine alla storia di una strage che fece 8 morti e più di cento feriti e che è una delle ferite più vive nella memoria degli italiani. Non solo un nuovo processo (il dodicesimo fino ad oggi) ma nuove indagini, nuovi elementi per individuare personaggi indirettamente coinvolti in quel massacro, quello avvenuto in piazza della Loggia. Il tempo, se non ha curato rabbia e dolore, ha fatto invece la sua parte nello sviluppo della tecnologia a disposizione dei detective e così da fotografie ormai vecchie si può riuscire a ricavare elementi utili a ricostruire la verità. Fotogrammi, conversazioni, collegamenti tra gruppi di persone appartenenti a movimenti di estrema destra vengono ora analizzati con una nuova chiave. «Ci sono persone che pensiamo di poter identificare grazie ai nuovi strumenti da utilizzare per esame e riesame di dati – sottolinea il procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dall’Osso – e siccome anche la Cassazione ha sancito una serie di principi importanti che riguardano il nuovo processo che sta per cominciare, possiamo dire che questa volta forse riusciremo a espungere dall’elenco dei misteri italiani quello della strage di Brescia». In realtà, come spiega Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, il nuovo processo parte male. Comincerà il 26, due giorni prima dell’anniversario. Davanti alla Corte d’Assise d’appello di Milano ci saranno Maurizio Tramonte, militante del gruppo neofascista Ordine Nuovo nonché informatore del servizio segreto militare dell’epoca e Carlo Maria Maggi, capo ordinovista del Triveneto al tempo della strage. Proprio Maggi, scrive Bianconi «ha presentato tramite il suo legale un’istanza di sospensione del processo».
«Non è in grado di partecipare al giudizio per l’assoluta incapacità di comprensione di ciò che gli accade intorno» spiega l’avvocato Mauro Ronco che ha presentato documentazione medica a sostegno della sua tesi, dove si riassumono le malattie sofferte dall’ex estremista nero; con ogni probabilità la Corte disporrà una perizia per verificare la situazione e dunque il rinvio dell’udienza. Dopodiché, se gli esperti nominati dai giudici dovessero stabilire che effettivamente Maggi non è in grado di intendere e volere, dovrà stralciare la sua posizione e procedere senza di lui». Di fatto il processo diventerebbe una beffa visto che i componenti dell’associazione caduti di Piazza della Loggia avevano riposto molte speranze in questo ennesimo capitolo giudiziario: «Evidentemente noi annettiamo molta importanza a questo giudizio – spiega Manlio Milani, presidente dell’associazione caduti di Piazza della Loggia – perché è chiaro che un eventuale condanna nei confronti di Carlo Maria Maggi vedrebbe per la prima volta colpito il mandante di una strage e ovviamente la condanna di Tramonte certificherebbe il ruolo che hanno avuto anche gli uomini dei servizi segreti nell’impedire che si scoprisse la verità su quelle stragi. Questo è indubbiamente quello che è in gioco con il processo di appello di Milano. Va comunque detto che l’ascrivibilità delle stragi alla destra eversiva legata ad Ordine Nuovo e le sue collusioni con gli uomini dei servizi segreti sono ormai verità giudiziaria. Si tratta di dati che la Cassazione ha già certificato annullando semplicemente la sentenza per illogicità nelle conclusioni ma non per la descrizione delle prove. In tutto questo vale la pena sottolineare il valore e l’importanza che la magistratura bresciana continui a scavare su quella vicenda che rappresenta un punto di arrivo di un periodo che parte da Piazza Fontana e arriva a tutto il 1974».

Tra gli atti della nuove indagini c’è anche una perizia chiesta dal Pm della procura di Brescia Francesco Piantoni e affidata al professor Luigi Capasso. Il consulente ha messo in relazione due fotografie analizzando la caratterizzazione antropologica di due soggetti ritratti e concludendo che molto probabilmente si tratta della stessa persona. Nella nuova inchiesta non ci sono solo fotografie risalenti alla manifestazione antifascista del 18 maggio 1974: gli inquirenti stanno esaminando anche altri dati attualmente coperti da segreto istruttorio che collegano personaggi finora estranei all’indagine ma vicini agli ambienti dell’estreme destra con chi già è coinvolto nel processo per la strage. I magistrati della procura bresciana hanno chiesto a supporto delle investigazioni anche un carabiniere che per anni ha lavorato sugli elementi della strage e che ha memoria e competenze per collegare elementi vecchi e nuovi. «Non ci sono solo queste indagini – sottolinea Dell’Osso – ma anche una serie di accertamenti con rogatorie internazionali che la procura dei minori sta facendo su un soggetto che all’epoca dei fatti era minorenne». Il procuratore generale di Brescia punta molto su questi filoni ma spera anche che qualcuno tra coloro che sapevano e hanno taciuto per tanti anni, anche qualcuno su cui si sta indagando, si faccia avanti per spiegare come è avvenuta la strage. «È inquietante – commenta Milani – che ci siano persone che certamente sanno ma nonostante siano passati 41 anni continuino a tacere. Come si può portare nella vita un peso del genere?». (corriere.it)

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