Ringo Starr soffia su 75 candeline. E’il Beatle meno bello e geniale ma certamente il più simpatico, il batterista asciutto e poco virtuoso ma innovativo e influente su generazioni di ‘drummers’.
Nasce ed inizia la sua vita in una zona derelitta di Liverpool ma sin da giovanissimo, avviene la svolta che lo porterà a diventare una superstar che brilla ancora. E’ di pochi mesi fa la pubblicazione di “Postcard from paradise”, un’autobiografia che ripercorre la sua carriera da solista iniziata nel 1970 con i brani più importanti della sua vita.
Da ragazzino poverissimo, Ringo mostra una salute cagionevole, tanto da finire in sanatorio ed abbandonare per questo la scuola. La svolta della sua vita, avviene nel 1962, quando dopo esperienze con gruppi minori di Liverpool, subentra permanentemente a Pete Best come batterista nei Beatles, che si erano formati due anni prima. Con loro Ringo sviluppo’ il suo stile batteristico non sofisticatissimo ma nuovo e martellante, perfetto per la nuova musica che il quartetto andava inventando, che avrebbe cambiato la cultura popolare mondiale.
Si esibì anche in indimenticabili parti da cantante, come in With a little help from my friends, Yellow submarine, Act naturally, componendo anche un hit della band, Don’t pass me by.
A seguito dello scioglimento dei Beatles, avvenuto nel 1970, Ringo non si perse d’animo e produsse ben due album in un solo anno, dando il via a una rispettabile ma mai stellare carriera solista che lo portò però ad avere alcuni successi in classifica, in particolare negli Usa, con Photograph (scritta insieme a George Harrison) e You’re sixteen. Inoltre Ringo, continuò a suonare in diversi album solisti di John, Paul e George.
Gli album solisti che Ringo ha continuato a sfornare, non hanno mai sfondato commercialmente ma ottime soddisfazioni le ha avute producendo album di diverse band ed artisti.
Resta il rammarico di essere stato l’unico Beatle a non essere entrato nella “Rock and Roll Hall of Fame” come artista solista, ma ssolo come parte dei Beatles.