Prima edizione del carnevale formato Coniglio, va tutto storto e la giustificazione (seppur lecita) del maltempo non fa altro che nascondere le vere problematiche.
Andiamo con ordine. In un periodo in cui la crisi colpisce intere fasce sociali e, quindi, anche le pubbliche amministrazioni (con i ripetuti tagli ai trasferimenti) non è ammissibile mandare in fumo cifre importanti in larga parte prelevate dalle casse del Comune di Acireale. Non è accettabile che percorriamo strade colabrodo, che tante famiglie si recano alle mense, che non si riesce a destinare una piccola somma per creare spazi verdi per i bambini e le famiglie.
Non è accettabile che la normale pioggia di febbraio possa decidere di mettere in ginocchio quello che ancora ostinatamente continuiamo a chiamare “grande evento”. E’ un grande evento una kermesse che viene allestita in cantieri fatiscenti e cadenti? E’ un grande evento quando l’organizzazione dei carristi non ha un rappresentante? Possiamo parlare di organizzazione quando il tutto si è pensato e deciso all’ultimo mese e quando non sono stati pensati e progetti pacchetti da girare ai tour operator? Siamo davvero convinti di attrarre turismo a febbraio con la crisi che dilania e avanza?
Di fatto quest’anno anche senza la pioggia sarebbe cambiato poco. E’ stato un carnevale all’insegna della conservazione (cambiamenti davvero irrilevanti come carri fermi/in movimento) per il resto abbiamo vissuto il carnevale con la formula di sempre, con le criticità di sempre. E, facendo due conti, ci accorgiamo che per avere un carnevale importante bisogna muovere tanti passi nella giusta direzione con determinazione e coraggio. Non abbiamo certo la formula magica per rilanciare la principale manifestazione acese, di fatto possiamo affermare che se vogliamo tentare di capitalizzare la manifestazione carnevalesca questa formula non va bene. Potrebbe essere interessante stravolgere il calendario e invertire gli investimenti dall’edizione invernale a quella estiva. In estate quattro settimane di baldoria potrebbero essere di maggior successo e l’edizione invernale potrebbe benissimo andare a passo con la tradizione concentrando il tutto nella canonica settimana di carnevale; come da calendario.
In ogni caso archiviamo il carnevale invernale 2015, il primo dell’era Coniglio/Barbagallo con l’amaro in bocca e rimaniamo sempre convinti che prima della cartapesta vengono i bisogni essenziali e di base dei cittadini acesi. In una città dove non si trovano alcune decine di migliaia di euro per asfaltare seriamente un pezzo di strada, dove non si trovano i soldi per studiare e pagare un esperto che sappia produrre un giusto piano del traffico urbano, se non si trova il denaro per rimuovere le barriere architettoniche allora non è lecito bruciare denaro pubblico.
Continuare la tradizione del carnevale? Certamente si ma è necessario smetterla di succhiare fondi pubblici e muoversi professionalmente per far si che la kermesse sia in grado di autofinanziarsi e di non dipendere completamente dall’Ente.
Dopo la lunga estenuante maratona bagnata del carnevale ai cittadini acesi non rimane nulla se non la solita città di sempre; una città nel degrado e con indici di vivibilità da paura.
(mAd)
L’intervista al presidente della Fondazione del Carnevale di Acireale Antonio Coniglio
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