Ma allora, la scuola serve a capire il mondo in cui viviamo e ci offre gli strumenti per adottare misure incisive sulla qualità di vita? E la “buona scuola” di Renzi, risponde positivamente a queste domande che da oltre 2000 anni ci vengono posti a partire da Lucio Anneo Seneca: “Non vitae sed scholae discimus”; detto modificato nel corso dei secoli, con: “Non scholae sed vitae discimus”.
Domande di grande attualità che si è posta di recente la nostra concittadina piacentina, Annamaria Lusardi, da decenni docente nelle prestigiose Università americane di Princeton, Boston, Chicago, Columbia University e ora alla George Washington University School of Business (Gwsb).
La prof. Lusardi è talmente convinta della importanza vitale del quesito che, a suo dire condiziona buona parte della vita dei 6 miliardi di cittadini del pianeta, da convincere la più importante società di rating, Standard & Poor’s, la McGraw Hill Financial e il Global Financial literacy excellent center (Gflec) da lei fondato, di avviare una ricerca in tutti i Paesi sulla capacità dei cittadini di capire i fenomeni finanziari e gli effetti sulla loro vita. Ricerca condivisa dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e dal Dipartimento Americano del Tesoro.
Perché la finanza? E’ ovvio: ad essa soprattutto dobbiamo la grande crisi che sta sconvolgendo ancora oggi il mondo con effetti dirompenti sulla qualità di vita a livello planetario e perchè essa permea ormai la maggiorparte delle misure essenziali per uno sviluppo equilibrato del Pianeta, con conseguenze macroscopiche sulla politica, sull’etica e sulla organizzazione “democratica” delle società locali, nazionali ed internazionali.
La ricerca è stata condotta su 150.000 adulti di 148 Paesi e i risultati sono sconvolgenti soprattutto per noi italiani che occupiamo il 63° posto nella classifica mondiale e il fondo della classifica europea.
Una conferma della nostra crassa ignoranza in ambito finanziario, che abbiamo sperimentato anche recentemente nella vicenda delle quattro banche fallite e nella introduzione del “bail in” che ha ripercussioni puntuali su tutti i cittadini che in stragrande maggioranza, non sanno di cosa si tratti.
E la “buona scuola” di Matteo Renzi? Che cosa ha previsto per superare questo gap informativo e formativo? Annamaria non ama le polemiche e si limita a suggerire che si muovano i privati e facciano pressione sui decision makers per assicurare un cambiamento adeguato. Nemo propheta in Patria e Cottarelli docet.
In questo momento, sembra confermato, ahimé, il detto abusato di Seneca: “Non vitae sed scholae discimus”, (studiamo non per la vita ma per la scuola) almeno per quanto attiene il settore finanziario ed economico.
(Enzo Coniglio)