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Il Tribunale di Savona ha confermato: chi nega il diritto a vivere in una famiglia serena dove la violenza non esiste, commette un reato. Deve pagare. Perché sono stati violati i diritti di un bimbo. Perché la sua stessa vita potrebbe risentire della violenza a cui ha assistito. Perché la famiglia non è quella dove è cresciuto. E’ basata sull’affetto, non sull’odio. Il padre ha rovinato la qualità della vita del bimbo costretto a subire un’atmosfera di violenza  verso la madre. Per questo deve essere punito.
Cristina Tabacchi, giudice della sezione civile del Tribunale di Savona, non ha avuto dubbi. Ha condannato il padre a pagare 18.000 euro, colpevole di aver “rovinato la qualità della vita del figlio” esponendolo a rischi per l’adolescenza, per il suo futuro. il giudice ha anche valutato «l’inadeguatezza del comportamento paterno», provata da un provvedimento del tribunale per i Minori di Genova, che a giugno 2012 dichiarò decaduta la patria potestà dell’uomo.
In Tribunale, a Savona, l’uomo non si è fatto vedere. La scelta di rivolgersi alla magistratura è stata della madre del piccolo di 8 anni, lei che da quel marito era stata maltrattata spesso, molto spesso a parole, e poi nei fatti. Non una volta, ma più volte.
Il risarcimento è stato calcolato, partendo dalla somma decisa dal Tribunale dei Minori per il mantenimento del bimbo da parte dell’uomo: 250 euro al mese.  Per arrivare alla somma stabilita, i 18.000 euro, si è partiti dalla nascita del piccolo, nel 2006 fino a quando il padre ha perso il diritto alla patria potestà, vale a dire nel giugno del 2012.