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venerdì, Maggio 17, 2024
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Crisi della emigrazione: l’Europa germanica detta le condizioni – di Enzo Coniglio

Immigrati partecipano alla manifestazione promossa dai sindacati di base (Cobas, Usb e Cub) per chiedere a gran voce la cancellazione della legge Bossi-Fini, Roma, 18 ottobre 2013 a Roma. Sul cartello la scritta: 'Scusate se non siamo affogati'. ANSA/ GUIDO MONTANI

I vertici sulla gravissima e insostenibile crisi della emigrazione di massa in Europa si susseguono senza nulla di fatto. Adesso la lancetta è spostata al vertice della Unione del 17-18 marzo che dovrebbe dare il disco verde all’unica soluzione rimasta sul tappeto per salvare – si assicura – Schengen e l’Europa Unita, che unita non è. E noi aggiungiamo, per salvare la Grecia e l’Italia dal divenire la nuova palude di anime  dannate, le vittime sacrificali di una Europa dissolta nella indifferenza dei più.

La proposta consiste nel prendere atto della chiusura delle frontiere dei Paesi balcanici e dell’Austria e di bloccare il flusso migratorio in Turchia – trasformata in baluardo del confine sud-orientale – in cambio di un contributo da parte dei Paesi europei di 6 miliardi di Euro, della liberalizzazione a  partire da giugno dei visti UE ai cittadini turchi e l’accelerazione del processo di ingresso della Turchia come 29mo Stato della Unione Europea.

Una tale proposta presupporrebbe un negoziato diretto della Unione con la Turchia. Niente affatto. Chi ha negoziato una tale possibile bozza di accordo è la stessa Frau Merkel  e la sua Germania. E a ragione perchè se non l’aveste ancora capito, l’Europa dei Padri fondatori è morta da tempo ed è stata sostituita dalla Europa germanica, come abbiamo ampiamente riferito in nostri precedenti articoli pubblicati anche su questo blog.  Un negoziato accelerato dalle imminenti consultazioni elettorali in Germania.

In questo contesto, rimane un grande interrogativo a cui il prossimo incontro del 17 marzo dovrà dare una risposta: accetteranno gli altri 27 Stati la  bozza di accordo di Frau Merkel, Signora d’Europa? Accetteranno di pagare i 6 miliardi di Euro e di considerare la Turchia un Paese rispettoso dei diritti umani, capace di mantenere fede agli impegni sottoscritti e quindi degno di far parte della Unione Europea?

E se l’accordo fallisse, cosa potrebbe succedere?  La Grecia si confermerebbe la grande palude europea, seguita a ruota dal nostro Paese che rimarrebbe con il cerino in mano. confermando quanto molti in Europa da tempo iniziano a pensare: che nella nuova Europa non ci sia posto per la Grecia e con difficoltà si tollera l’Italia.

(Enzo Coniglio) – Ph. ANSA/ GUIDO MONTANI

 

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