Tutto scompare risucchiato dentro la pancia di una terra martoriata e sofferente; una terra lasciata nelle mani ingorde del potere. Scompare il centro polifunzionale delle Terme, struttura inaugurata e mai usata, scompare il parco delle Terme intristito dalla storia dello stabilimento. Scompare l’acqua Pozzillo e rimane solo l’amianto come gentile concessione di una politica volgare e di un’imprenditoria incapace. Scompaiono i giardini di limoni, l’oro del verdello, i lavoratori dei magazzini di imballaggio e insieme ai limoni scompaiono gli alberi. Tra le colate di cemento, tra il disordine dei prg, nel mezzo del guado il cittadino disattento vede scomparire ogni cosa e tace incosciente.
Il vandalismo che si è abbattuto nelle città del sud è stato spietato e senza regole. Ogni cosa è stata piegata al denaro, ogni cosa è andata distribuita, lottizzata, violentata mentre la natura è rimasta saggia ad aspettare. Volano i tetti delle strutture pubbliche, volano le speranze e con loro vola via anche un pezzo di futuro.
Un giovane sindaco si trova alla guida di una città che è ferita e soffre da troppo tempo. Cerca il bandolo della matassa e non cava un ragno dal buco. Le mani sporche di fango, due auto incendiate e una sterile buona volontà. Il tempo è scaduto recitava lo slogan del giovane sindaco Barbagallo e oggi ci rendiamo conto che il tempo è davvero scaduto, non c’è più tempo per ascoltare il coro degli inutili e degli inetti e non c’è più tempo per provvedere all’ordinario. E’ tempo di stringere un patto con tutti: cittadini, politici, intellettuali. Acireale o la salviamo tutti insieme o continuerà a sprofondare, costringendoci ad un futuro senza speranze.
(mAd)