Pubblichiamo un contributo dell’Arch. Ivan Castrogiovanni, che racconta della lontana conquista del diritto alla ricreazione insieme, studenti e studentesse.
“Questo mini-racconto , scritto una quindicina d’anni fa per il mio amico Salvatore Russo, l’ottimo dolciaio in Santa Venerina che ai tempi del Liceo chiamavamo Turi Soviet, serve per ricordare ai giovani d’oggi che si lottava per … poter fare la ricreazione insieme, ragazzi e ragazze.
A Turi Soviet,
le cose, in realtà, andarono (o erano andate) così: nel 1969, in una tiepida e soleggiata giornata d’aprile, una pattuglia d’ardimentosi (quattro,forse,di cui non ricordo i tratti, e io li capeggiavo) durante il quarto d’ora in cui le ragazze venivano chiuse nel Sacro Recinto caro a S.Venera V. e M.(a’ tirrazza) attiguo al piano elevato del Liceo mentre i maschi, pazzi di dolore, vagavano per i cortili stigi del pianoterra e nei nauseabondi cubicoli delle latrinae, tenendo sotto l’ascella i panini ‘cca muttatella appena comprati da Pulvirenti, salimmo su per la imponente scala ammazzacristiani che collegava il sotto col sopra. Lassù,in alto,torreggiava(…) A.Rizzo, sguardo inespressivo,sopracciglia alla Dukakis, cappotto vagamente tedesco.
Arrivammo a lui, facemmo degli sberleffi per vedere se reagiva: niente.
A questo punto, ardimmo qualcosa che avrebbe segnato, inconsci, il progresso sociale,scientifico,biologico dei secoli a venire: aprimmo il cancelletto basso di ferro che ci separava dalle giovenche che, per nulla intimorite dal nostro appressarci,continuavano pigramente, scotendo la coda a mo’ di scacciamosche e sbattendo i grandi occhi bovini dalle lunghe,espressive ciglia,a pascolare brucando qua e là e spostandosi nei loro curiosi grembiuli neri formando casuali, lentissimi capannelli che si scioglievano dopo qualche minuto per ricomporsi in altri strani arabeschi scuri.
Rizzo ormai era lontano. Lo vedevamo,sempre immobile sula tolda del pianerottolo, fissare un punto lontano, forse il sole, che ad Aci notoriamente sale da est.
Rivolgemmo loro dolcemente la parola dicendo: o voi, sacre vergini, accettate in dono i nostri poveri panini di Pulvirenti? Elle fecero segno di sì. La gioia s’impadronì di noi, e danzammo, sfrenatamente, per lunghi, interminabili secondi,finchè la ricreazione non ebbe fine….
Le cose andarono così. Se poi, nel 1971 (sicuramente quando io ero già andato via, cioè nella seconda parte dell’anno), voi doveste ritentare l’impresa, significa che Rizzo tentò di restaurare l’antica separazione. Ma il seme era stato già gettato! Ti prego di far giungere a tutti questo scritto, perchè non si perda traccia dei gloriosi fatti.
A presto,spero. Ivan”