Nel ’99 lessi il suo primo romanzo “Neve”, me ne innamorai; Una storia delicata, sospesa tra sogno e realtà. Sempre un po’ restia a leggere i successivi romanzi dopo essermi innamorata del primo, (per paura di essere delusa così come mi è capitato con Zafon) ho appena finito “Il violino nero” (pubblicato nel 2001); Johannes, musicista eccezionale rimane ferito nelle guerre napoleoniche. Viene accolto e curato da un liutaio che con il tempo, gli rivelerà il segreto di un volino nero da lui stesso costruito. Anche questo romanzo è molto suggestivo, non all’altezza del precedente, ma anche questo si legge tutto d’un fiato in una giornata.
Fermine riesce a trascinarti dove vuole lui, che sia in Giappone con “Neve” o a Venezia con “il violino nero”. A questo punto, non vedo l’ora di leggere “l’Apicoltore”. “…Per diventare virtuosi del violino occorre possedere due qualità: saper ascoltare e saper sentire…”
(Daniela Torrisi)