Chi pensa che l’immigrazione attuale, costituisca una invasione biblica, si sbaglia di grosso. Il peggio potrebbe avvenire nei prossimi 20 anni a causa soprattutto dei giovani africani della regione sub-sahariana costretti ad emigrare per mancanza di lavoro. È in corso una guerra più subdola: quella della miseria, della povertà e dell’ignoranza.
Ma evitiamo i discorsi emotivi ed atteniamoci alle rilevazioni statistiche certe e accertate e agli studi compiuti dalle Nazioni Unite e dagli specialisti, tra i quali ricordiamo il prof. Giancarlo Blanciardo, docente di demografia alla Bicocca di Milano e esperto dell’ISMU (Iniziative e Studi sulla multietnicità).
Dal 2011 a oggi, abbiamo registrato 668mila nuovi immigrati che rappresentano lo 0,13% dell’Unione Europea; un numero facilmente gestibile se tutti i Paesi dell’Unione accettassero di ospitare quote-parte di questi immigrati, ad eccezione dei Paesi di emigrazione come Romania, Lituania e Lettonia. Ma vediamo qualche cifra in dettaglio:
1. Attualmente gli immigrati in Italia e censiti dal ministero dell’Interno sono 78 mila 784. La Sicilia è la prima Regione in percentuale di accoglienza oltre ad essere la meta favorita dagli scafisti o dalle navi de gruppo Frontex : accoglie il 19% del totale. Segue il Lazio con l’11%, la Lombardia con il 10% e la Campnia è la Puglia con il 7%.
2.Oggi nell’UE risultano richiedenti asilo, tra gli altri, 70.000 Siriani, 38.000 Afgani e 21.000 Iracheni. Cifre relativamente modeste se consideriamo che si tratta di profughi di guerre che si presume siano destinate a comporsi. Nel 2014 sono arrivati in Europa 283.175 emigranti e nei primi sette mesi del 2015, 338.083, provenienti per il 65% da Siria, Somalia ed Eritrea.
3. La preoccupazione maggiore deriva dalle considerazioni avanzate dalle Nazioni Unite e cioè che nell’Africa subsahariana l’attuale popolazione di 962 milioni sarà di 1,2 miliardi fra 10 anni e di 1,6 miliardi nel 2035 mentre la popolazione nell’Unione Europea rimarrà quella attuale di 500 milioni o si ridurrà al netto degli immigrati naturalizzati, di 10 milioni di abitanti e che nella fascia di età fra i 20 e i 39 anni avrà 37 milioni di cittadini in meno. Ora è evidente che il Sub-Sahara non è in grado di assicurare un lavoro e dignitose condizioni di vita a questa nuova massa di centinaia di milioni di giovani trentenni che quindi penserà di emigrare. E questa, sì, sarebbe una emigrazione biblica che si riverserebbe soprattutto nella vicina Europa.
Il problema quindi è assolutamente drammatico e va affrontato in maniera compatta ed organica dai Paesi Europei fin da ora, superando i gravosissimi limiti che caratterizzano l’attuale fase che vede una Unione Europea senza Europa e senza Unione.
Naturalmente l’impegno maggiore dovrà essere quello di creare infrastrutture, condizioni di vita dignitose, sufficiente sorgenti di acqua ed energia rinnovabile e una formazione professionale adeguata. Se questo piano sarà attuato, la Regione del Sub-Sahara potrà diventare quello che la Cina è stata per noi nella seconda parte del XX secolo. Sarà anche una opportunità di sviluppo per la stessa Europa e si eviterebbero dei gravissimi conflitti sociali ed economici. Ma bisognerebbe iniziare subito sia risolvendo i conflitti in corso, sia lanciando un Piano Marshall per questa area a livello di Nazioni Unite e che non coinvolga quindi soltanto l’Unione Europea.
Si tratta di una sfida epocale che richiede l’adozione di un diverso modello di sviluppo, che bandisca la guerra, ogni forma di neocolonialismo e sostituisca la supremazia della finanza internazionale con la centralità della persona umana.
Il Piano potrebbe essere lanciato durante la prossima sessione plenaria delle Nazioni Unite da Papa Francesco e da Ban Ki-moon mentre continuano le trattative all’interno della Unione Europea.
(Enzo Coniglio)