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Immigrazione biblica nel 2030: attesi oltre 100 milioni di giovani dall’Africa in Europa di Enzo Coniglio

immigrati

Chi pensa che l’immigrazione attuale, costituisca una invasione biblica, si sbaglia di grosso. Il peggio potrebbe avvenire nei prossimi 20 anni a causa soprattutto dei giovani africani della regione sub-sahariana costretti ad emigrare per mancanza di lavoro. È in corso una guerra più subdola: quella della miseria, della povertà e dell’ignoranza. 

Ma evitiamo i discorsi emotivi ed atteniamoci alle rilevazioni statistiche certe e accertate e agli studi compiuti dalle Nazioni Unite e dagli specialisti, tra i quali ricordiamo il prof. Giancarlo Blanciardo, docente di demografia alla Bicocca di Milano e esperto dell’ISMU (Iniziative e Studi sulla multietnicità).

Dal 2011 a oggi, abbiamo registrato 668mila nuovi immigrati che rappresentano lo 0,13% dell’Unione Europea; un numero facilmente gestibile se tutti i Paesi dell’Unione accettassero di ospitare quote-parte di questi immigrati, ad eccezione dei Paesi di emigrazione come Romania, Lituania e Lettonia. Ma vediamo qualche cifra in dettaglio: 

1. Attualmente gli immigrati in Italia e censiti dal ministero dell’Interno sono 78 mila 784. La Sicilia è la prima Regione in percentuale di accoglienza oltre ad essere la meta  favorita dagli scafisti o dalle navi de gruppo Frontex : accoglie il 19% del totale. Segue il Lazio con l’11%, la Lombardia con il 10% e la Campnia è la Puglia con il 7%. 

2.Oggi nell’UE risultano richiedenti asilo, tra gli altri, 70.000 Siriani, 38.000 Afgani e 21.000 Iracheni. Cifre relativamente modeste se consideriamo che si tratta di profughi di guerre che si presume siano destinate a comporsi. Nel 2014 sono arrivati in Europa 283.175 emigranti e nei primi sette mesi  del 2015, 338.083, provenienti per il 65% da Siria, Somalia ed Eritrea.

3. La preoccupazione maggiore deriva dalle considerazioni avanzate dalle Nazioni Unite e cioè che nell’Africa subsahariana l’attuale popolazione di 962 milioni sarà di 1,2 miliardi fra 10 anni e di 1,6 miliardi nel 2035 mentre la popolazione nell’Unione Europea rimarrà quella attuale di 500 milioni o si ridurrà al netto degli immigrati naturalizzati, di 10 milioni di abitanti e che nella fascia di età fra i 20 e i 39 anni avrà 37 milioni di cittadini in meno. Ora è evidente che il Sub-Sahara non è in grado di assicurare un lavoro e dignitose condizioni di vita a questa nuova massa di centinaia di milioni di giovani trentenni che quindi penserà di  emigrare. E questa, sì, sarebbe una emigrazione biblica che si riverserebbe soprattutto nella vicina Europa. 

Il problema quindi è assolutamente drammatico e va affrontato in maniera compatta ed organica dai Paesi Europei fin da ora, superando i gravosissimi limiti che caratterizzano l’attuale fase che vede una Unione Europea senza Europa e senza Unione. 

Naturalmente l’impegno maggiore dovrà essere quello di creare infrastrutture, condizioni di vita dignitose, sufficiente sorgenti di acqua ed energia rinnovabile e una formazione professionale adeguata. Se questo piano sarà attuato, la Regione del Sub-Sahara potrà diventare quello che la Cina è stata per noi nella seconda parte del XX secolo. Sarà anche una opportunità di sviluppo per la stessa Europa e si eviterebbero dei gravissimi conflitti sociali ed economici. Ma bisognerebbe iniziare subito sia risolvendo i conflitti in corso, sia lanciando un Piano Marshall per questa area a livello di Nazioni Unite e che non coinvolga quindi soltanto l’Unione Europea. 

Si tratta di una sfida epocale che richiede l’adozione di un diverso modello di sviluppo, che bandisca la guerra, ogni forma di neocolonialismo e sostituisca la supremazia della finanza internazionale con la centralità della persona umana. 

Il Piano potrebbe essere lanciato durante la prossima sessione plenaria delle Nazioni Unite da Papa Francesco e da Ban Ki-moon  mentre continuano le trattative all’interno della Unione Europea. 

(Enzo Coniglio)

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